La brillantina tra storia e nostalgia 

La brillantina mi evoca due ricordi: uno infantile, l’altro decisamente più recente. 

Quello infantile è legato a mio padre. Usava brillantina a litri. Ricordo perfettamente il profumo della brillantina che si spandeva per la casa ma anche, per la gioia di mia madre che non aveva ancora a disposizione i detersivi con gli enzimi,  le tracce indelebili lasciate sulle federe dei cuscini del letto, allora rigorosamente bianche, di cotone. 

L’altro è musicale, e ha il nome di Paolo Conte. In realtà non mi pare che il grande artista astigiano usi brillantina, ma nelle sue canzoni (ovviamente questa è una mia personale suggestione) l’elemento poetico si nutre di sapori, profumi, creme e aromi che percepisci con le orecchie, la pelle, il gusto ed il cuore in una sorta di aromaterapia musicale: come, citando una sua canzone, il tizio che in una giornata di sole al mare fa due chiacchiere con un altro tizio appoggiato ad una macchina sportiva che odora di cuoio e velocità e che  rimanda ad un mondo fatto di vestiti gessati, sigaretta tra le labbra, Borsalino in testa e, va da sé, capelli impomatati. 


E infatti in realtà di pomata parliamo perché la prima brillantina “codificata” è più una crema: è il 1928 quando la County Chemical Company di Birmingham in UK dà alla luce il “Brylcreem”, un composto di acqua, oli minerali, cera d’api. 

In realtà c’è un precedente: all’expo di Parigi del 1900 tale Edouard Pinaud, profumiere, espone un prodotto, “Brillantine”, per avere capelli lucidi e in ordine, dal gradevole odore mentre i nostri tris/bisnonni non di rado usavano intrugli fatti in casa a base di vaselina. 


In ogni caso la nascita ufficiale della brillantina è inglese ed è interessante devo dire questa geo-localizzazione britannica del personal care! Recentemente ho scritto un pezzo sul dentifricio e lo spazzolino da denti che hanno in UK la loro origine…  

So, thank you very much my dear British friends! 

Ma detto questo, perché la brillantina? A che esigenza risponde? Dentifricio e spazzolino si può, capire, ma la brillantina? 

La risposta è semplicissima: avere un aspetto impeccabile. 

L’uomo pulito e ordinato, elegante, dalla prima metà del ‘900 fino agli anni ’60, doveva avere i capelli a posto. 

Giusto agli artisti e agli scienziati erano concesse chiome impazzite che, in questo caso, etichettavano i loro possessori conferendo loro un aura di particolare, disordinato, fascino. 

Ovviamente il mondo dello spettacolo ci ha messo lo zampino ed ecco Hollywood dettare lo stile del "maschio bello". 


E la prima immagine non può essere che lui: Rudy! Il mitico Rodolfo Valentino, gloria nazionale se vogliamo viste le sue origini (Rodolfo Pietro Filiberto Raffaello Guglielmi di Castellaneta, Taranto), latin lover dallo sguardo languido e tenebroso sotto un capello stirato, impeccabile e smagliante per il quale usava olio di Macassar proveniente da alberi indonesiani. Un prodotto per capelli in auge ancora oggi insieme ad altri come l’olio di Argan. 

Poi, insieme a Rudy, tanti altri divi; uno per tutti, lo splendido Fred Astaire…. 


Ma siamo in Italia e la nostra brillantina porta due nomi, anche questi iconici: Linetti e l’ispettore Rock! 

Non che mancassero altri produttori di brillantina: FRAMESI che ben conoscono i nostri lettori anche grazie alla presenza nelle nostre pagine di Fabio Franchina, figlio del fondatore Roberto, negli anni 50 è stata il maggiore produttore nazionale di brillantina. Ma non c’è dubbio che le clip pubblicitarie della Linetti di cui ci siamo nutriti nella nostra infanzia abbiano fatto sia storia che scuola. 

Come dimenticare il mitico Cesare Polacco (alias Ispettore Rock) che al termine della fulminea inchiesta che inevitabilmente inchiodava lo sprovveduto colpevole, alla esclamazione ammirata del sottoposto (...): "Lei è un fenomeno ispettore, non sbaglia mai", rispondeva, togliendosi il cappello e mostrando una testa a specchio, con il tormentone: "Non è esatto! Anche io ho commesso un errore: non ho mai usato la brillantina Linetti"…  


Parliamo di scuola di pubblicità non a caso: a questi “caroselli” hanno lavorato nomi come Lina Wertmuller e Umberto Eco! 

Una bellissima storia quella della veneziana Linetti, nata con varie vocazioni, dai balocchi ai profumi (altra citazione canora!), diventata una protagonista del personal care grazie alla mitica brillantina, poi malinconicamente sparita perché fagocitata da mode che cambiano gusti e tendenze. Mode che non si sono preoccupate di far sparire nell’oblio il famigliare profumo di lavanda che diceva ai bambini che papà stava per andare al lavoro mentre la mamma sospirava nel vedere la federa del cuscino condannata all’ennesimo lavaggio con candeggina. E mentre da qualche altra parte, nel panorama desolato del del dopoguerra, Gino Bartali, sempre per rendere omaggio a Paolo Conte, si preparava ad affrontare l’ennesima salita che avrebbe spinto l’Italia a conquistare il suo futuro.

Giulio Fezzardini

Redazione BH Italia

TKS Publisher

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