OMEGA-3
E BENEFICI CLINICI*
Negli ultimi anni i grassi tanto demonizzati, hanno assunto un'importanza via via crescente nell'alimentazione quotidiana, tanto da diventare elemento fondamentale di alcuni programmi nutrizionali, basti pensare alla dieta metabolica e alla dieta a zona.
E' però necessario sottolineare che non tutti i grassi sono uguali; la loro diversità è legata alla differente struttura chimica e soprattutto alla presenza di doppi legami nello scheletro carbonioso. Si parla dunque di grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi a seconda del numero di doppi legami e si indica con la lettera omega (o n) seguita da un numero, la posizione del primo doppio legame (ad esempio omega 3 o n-3 rappresentano due sinonimi).
Un ruolo peculiare è rivestito dagli acidi grassi omega-3, l’interesse nei confronti dei quali, oggi vivissimo, risale ad osservazioni epidemiologiche riportate circa 45 anni fa negli studi effettuati sugli Inuit (Dyeberg e Bang). In questi studi si ipotizzava l’esistenza di un rapporto tra la bassa mortalità per malattie cardiovascolari e le specifiche abitudini alimentari di queste popolazioni.
Va detto che gli stessi studi hanno evidenziato negli Eschimesi anche una bassa incidenza di altre patologie, quali: diabete, psoriasi, sclerosi multipla, asma bronchiale.
Dalle suddette analisi emerse che la dieta degli Inuit comprendeva un elevato consumo di pesce e di carne di foche e trichechi (che a loro volta si nutrono di pesce).
Tali alimenti sono ricchi di omega 3 e soprattutto i pesci contengono 2 acidi grassi polinsaturi molto importanti: l'acido eicosapentaenoico (EPA) e l'acido docosaesaenoico (DHA).
Quando si sceglie un olio di pesce contenente acidi grassi omega-3 occorre verificarne i tre più importanti parametri: la concentrazione; il rapporto tra EPA e DHA; e la loro purezza.
La concentrazione di omega-3 rappresenta un fattore discriminante tra gli oli di pesce che sono disponibili sul mercato con concentrazione totale tra il 20% e il 90% con livelli di costo molto diversi tra loro. L’edizione corrente della Farmacopea Europea presenta due monografie di omega-3: 60% e 90% in forma di estere etilico. Occorre tenere presente che EPA e DHA possono essere presenti nella forma libera o esterificata, il loro assorbimento è buono per entrambe le tipologie.
La purezza di acidi grassi omega-3 rappresenta uno degli aspetti più importanti poiché gli inquinanti come PCB (policlorobifenili), metalli pesanti (in particolar modo il mercurio), diossine e furani sono
accumulati dal nostro organismo e anche una loro minima presenza se associata ad un consumo prolungato nel tempo può portare al raggiungimento di livelli altamente tossici e dannosi per la salute umana.
Inoltre, occorre tenere presente che un prodotto deve garantire bassissimi livelli di ossidazione espressi dal livello dei perossidi e dalla para-anisidina, composti che si formano durante il processo di produzione e di incapsulamento dell’olio.
L’aspetto determinante degli acidi grassi omega 3 è l’inibizione dell’enzima delta5desaturasi stimolato dai
picchi insulinemici legati a una dieta ricca di carboidrati ad alto indice glicemico: infatti EPA e DHA
inibiscono in modo competitivo la conversione dell’acido arachidonico in eicosanoidi pro-infiammatori, processo stimolato da tale enzima, pertanto possiedono anche un’attività antinfiammatoria (1).
INTRODUZIONE
Quali sono i meccanismi attraverso i quali gli acidi grassi 3 espletano la loro azione cardioprotettiva?
L’esatto meccanismo con cui gli Omega-3 possano esercitare il loro effetto cardioprotettivo rimane ancora oggi non completamente chiarito, ma le evidenze fornite nel tempo dai vari studi sono in grado di suggerire diversi possibili fenomeni che potrebbero contribuire a spiegare i benefici cardiovascolari prodotti dagli Omega-3, principalmente:
- l’effetto sulle lipoproteine di trasporto ricche in trigliceridi in termini di ridotta secrezione e aumentata clearance plasmatica dei trigliceridi (2);
- l’effetto antiaritmico (3), suggerito dalla significativa riduzione della morte improvvisa e dell’infarto ricorrente fatale (4).
Ulteriori studi hanno suggerito anche che gli Omega-3 sono in grado di influenzare positivamente la pressione arteriosa (5), l’aggregazione piastrinica (6), il rilassamento vascolare e la disfunzione endoteliale (7), l’infiammazione sistemica (1).
OMEGA-3 E PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI
DANILO RIVA
Industria Farmaceutica NOVA ARGENTIA S.p.A. | Italia
Bio...
Danilo Riva
Laurea Magistrale in scienze dell’alimentazione e della nutrizione umana. Direttore scientifico e Ricerca e Sviluppo di Nova Argentia srl da 6 anni: impegnato nello sviluppo di Integratori alimentari, Dispositivi medici innovativi spesso brevettati. Prima responsabile dell’area scientifica di Enervit con incarico di gestione dei rapporti con OL e federazioni sportive. Ha lavorato in Novartis in diversi ruoli nelle aree cardiovascolare, osteoarticolare, respiratoria, dermatologica.
Gli omega 3, in particolare il DHA, sono determinanti soprattutto nel secondo e terzo trimestre di gestazione, per la crescita neuronale del feto e nella successiva fase di allattamento al seno, periodo di tempo in cui avviene la principale deposizione di massa grassa e la più rapida crescita del cervello.
Il DHA è necessario per lo sviluppo normale del sistema nervoso fetale ed inoltre costituisce circa il 60% degli acidi grassi contenuti nei segmenti esterni dei coni e dei bastoncelli della retina.
Altri effetti del DHA sulla gravidanza sarebbero legati all'azione di modulazione dell'equilibrio della produzione di prostaglandine, di trombossano e leucotrieni di derivazione dai LCPUFA omega 6, i quali, in quanto fattori pro-infiammatori, possono essere responsabili dell'avvio del parto pretermine. L'apporto nutrizionale dovrà essere di almeno 200 mg/die di DHA in gravidanza e allattamento (8).
OMEGA-3 E GRAVIDANZA E PEDIATRIA
La deplezione d’acidi grassi polinsaturi omega-3, in particolare di DHA, interferisce significativamente su numerosi e diversi parametri funzionali neuronali.
Numerose evidenze indirette sembrano suggerire una correlazione tra deficit d’omega-3 e disturbi del comportamento. In soggetti depressi sono stati evidenziati bassi livelli d’omega-3, soprattutto DHA, nei fosfolipidi eritrocitari, rispetto a soggetti sani di controllo (9).
In soggetti in pediatria, con bassi livelli d’acidi grassi n-3, sono stati descritti numerosi disturbi del comportamento e del sonno, oltre che deficit cognitivi e d’apprendimento (10).
Anche nella donna si evidenzia come una carenza di Omega 3 sia responsabile dell’insorgere della depressione post-partum, come definita dal DSM-V, e insorge con i sintomi di una depressione maggiore, entro un mese dal parto: è stato dimostrato che gli acidi grassi essenziali, soprattutto il DHA, durante la gestazione, decrescono progressivamente nella madre (11). I livelli di DHA nella madre possono ridursi di oltre il 50% ed essere ancora insufficienti, sino a oltre sei mesi dal parto (12). L’apporto dietetico di DHA sembra correlare inversamente con l’incidenza di depressione post partum (11). Dose efficace da 200 mg di DHA a 1800 mg in funzione della gravità dei sintomi.
Anche i disturbi bipolari dell’umore rappresentano una condizione psicopatologica relativamente frequente e clinicamente rilevante. Diverse osservazioni cliniche e alcuni studi epidemiologici hanno evidenziato una correlazione diretta, fra maggior consumo di cibi d’origine marina (pesce, crostacei ecc.) e ridotta prevalenza di disturbo bipolare. Sono state messe a punto ricerche, allo scopo di valutare l’eventuale efficacia e sicurezza di una supplementazione dietetica, con omega-3, nel trattamento di soggetti affetti da disturbo bipolare (13).
OMEGA-3 E DISTURBI PSICOLOGICI/PSICHIATRICI
Gli acidi grassi Omega-3 stanno ricevendo una crescente attenzione nella nutrizione sportiva. Gli studi sull'integrazione di EPA/DHA nelle prestazioni sportive sono pochi e i progetti di ricerca piuttosto diversi. Diversi studi suggeriscono un effetto potenzialmente benefico di EPA/DHA sulle prestazioni grazie al miglioramento della capacità di resistenza e all'insorgenza ritardata dell'indolenzimento muscolare, nonché sui marcatori correlati al miglioramento del recupero e della modulazione immunitaria (Il 6 e Il 9). In generale sembra esserci un più netto miglioramento con l’aumento della durata dell'integrazione, con la comparsa di esiti dopo circa 6-8 settimane. Lo stesso vale per il dosaggio EPA / DHA, che garantisce migliori risposte con dosi superiori a circa 1,5-2,0 g / giorno. Infine, appaiono risultati benefici in modo più coerente nei dilettanti (14).
OMEGA-3 E SPORT
Riferimenti bibliografici
Riferimenti bibliografici
1. Zampelas A, Panagiotakos DB, Pitsavos C, Das UN, Chrysohoou C, Skoumas Y, et al. Fish consumption among healthy adults is associated with decreased levels of inflammatory markers related to cardiovascular disease: the ATTICA study. J Am Coll Cardiol 2005;46:120–4. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/15992645/.
2. Mozaffarian D, Wu JH. Omega-3 fatty acids and cardiovascular disease: effects on risk factors, molecular pathways, and clinical events. J Am Coll Cardiol 2011;58:2047–67. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/22051327/.
3. Burr ML, Fehily AM, Gilbert JF et al. Effects of changes in fat, fish, and fibre intakes on death and myocardial reinfarction: diet and reinfarction trial (DART). Lancet. 1989 Sep 30;2(8666):757-6. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/2571009/.
4. Leaf A, Kang JX, Xiao YF, Billman GE. Clinical prevention of sudden cardiac death by n-3 polyunsaturated fatty acids and mechanism of prevention of arrhythmias by n-3 fish oils. Circulation 2003;107:246–52. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/12782616/.
5. Mori TA. Omega-3 fatty acids and hypertension in humans. Clin Exp Pharmacol Physiol 2006;33:842–6. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16922818/.
6. Robinson JG, Stone NJ. Antiatherosclerotic and antithrombotic effects of Omega-3 fatty acids. Am J Cardiol 2006;98:39i–49i. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16919516/.
7. Rizza S, Tesauro M, Cardillo C, Galli A, Iantorno M, Gigli F, et al. Fish oil supplementation improves endothelial function in normoglycemic offspring of patients with type 2 diabetes. Atherosclerosis 2009;206:569–74. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19394939/.
8. Koletzko B, Cetin I, Brenna JT. The roles of long chain polyunsaturated fatty acids in pregnancy,lactation and infancy:review of current knowledge and consensus recommendations. J Perinat Med 2008;36:5-15. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/18184094/.
9. Peet M, Murphy B, Shay J, Horrobin D. Depletion of omega3 fatty acid levels in red blood cell membranes of depressive patients. Biol Psychiatry 1998;43:315-9. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/9513745/.
10. Stevens LJ, Zentall SS, Abate ML, Kuczek T, Burgess JR. Omega-3 fatty acids in boys with behavior, learning, and health problems. Physiol Behav 1996;59:915-20. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/8778886/.
11. Olsen SF, Secher NJ, Tabor A, Weber T, Walker JJ, Gluud C. Randomised clinical trials of fish oil supplementation in high risk pregnancies. Fish Oil Trials In Pregnancy (FOTIP) Team. Br J Obstet Gynecol 2000;107:382-95. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10740336/.
12. Nagayasu Y, Fujita D, Daimon A, Nunode M, Sawada M, Sano T, Ohmichi M. Possible prevention of post- partum depression by intake of omega-3 polyunsaturated fatty acids and its relationship with interleukin 6. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33590576/.
13. Noaghiul S, Hibbeln JR. Cross-national comparison of seafood consumption and rates of bipolar disorders. Am J Psychiatry 2003;66:2222-7. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/14638594/.
14. Omega-3 Fatty Acids for Sport Performance—Are They Equally Beneficial for Athletes and Amateurs? A Narrative Review. November 2020Nutrients 12(12):3712. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33266318/.
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*Articolo pubblicato su NUTRA HORIZONS ITALIA 1 2023