Etichettatura in pillole
Gabriella Lo Feudo
Biologa / Collaboratore Tecnico
CREA - Centro di Ricerca Olivicoltura Frutticoltura Agrumicoltura | Italia
Bio...
Gabriella Lo Feudo è nata a Cosenza. Biologa è iscritta all’Ordine Nazionale dei Biologi dal 1988.
Dal 1987 al 2011 è stata inoltre responsabile del laboratorio chimico dell’INCA della sede di Cosenza Si occupa dal 1987 di legislazione alimentare e, soprattutto, delle norme che regolano le etichette alimentari. Attualmente, svolge la sua attività lavorativa presso il CREA Olivicoltura Frutticoltura ed Agrumicoltura di Rende.
È iscritta dal 2016 all’Albo degli Assaggiatori di olio della Calabria. Numerose sono le sue pubblicazioni e le collaborazioni con istituzioni, associazioni e riviste.
Una informazione importante e molto sentita dal consumatore è la data di scadenza di un alimento. La valenza è doppia, in primo luogo il consumatore vuole evitare lo spreco alimentare che ammonta a circa 524,1 grammi* a persona e poi perché è ormai molto attento alla qualità del cibo e la scadenza la rispetta con attenzione. Si parla spesso solo di data di scadenza anche se è bene ricordare che le etichette di alcuni alimenti riportano invece il tempo di preferibile consumo. Cerchiamo di specificarne le differenze.
La data di scadenza viene indicata sulle etichette di alcuni prodotti alimentari con l’espressione “da consumarsi ENTRO” seguita da GIORNO, MESE e ANNO e indica perentoriamente la data entro cui un alimento deve essere tassativamente consumato. Un alimento è scaduto dal giorno successivo alla data indicata sulla confezione e, una volta superata, non può più essere venduto. Se viene consumato dopo potrebbero verificarsi rischi per la salute di chi lo consuma.
Il latte fresco pastorizzato è l’esempio eclatante di un prodotto fresco con data di scadenza da rispettare, disciplinata dalla legge 3 maggio 1989, n. 169, modificata in parte dal decreto n 231 del dicembre 2017,“La data di scadenza del «latte fresco pastorizzato» e del «latte fresco pastorizzato di alta qualità» è determinata nel sesto giorno successivo a quello del trattamento termico, salvo che il produttore non indichi un termine inferiore. L’uso del termine «fresco» nelle denominazioni di vendita del latte vaccino destinato al consumo umano è riservato ai prodotti la cui durabilità non eccede quella di sei giorni successivi alla data del trattamento termico."
Il Termine Minimo di Conservazione (TMC) o Tempo di Preferibile Consumo viene indicato sulle confezioni con la dicitura “da consumarsi PREFERIBILMENTE entro” seguita da GIORNO/MESE per gli alimenti la cui durata sia inferiore a 3 mesi, MESE/ANNO per quei prodotti la cui conservabilità è compresa tra 3 mesi e 18 mesi, ANNO per quegli alimenti la cui durata è superiore ai 18 mesi.
Il TMC o Tempo di preferibile consumo è la data fino alla quale un prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche, purché ben conservato. A questo proposito è determinante prestare molta attenzione alle indicazioni offerte dal produttore sulle modalità di conservazione dopo l’apertura della confezione sul cui retro di solito è raccomandato di: consumare entro … giorni dopo l’apertura della confezione” oppure “dopo l’apertura conservare in frigorifero e consumare il prodotto entro … giorni."
Consiglierei decisamente di rispettare tali consigli che, indicati dal produttore, rendono chiara la durata dell’alimento e informano il consumatore sui tempi di decadimento delle caratteristiche organolettiche del prodotto oltre i quali potrebbe avvenire un incremento microbiologico o fermentativo potenzialmente dannoso. Tra l’altro la modalità di conservazione di un alimento è una delle indicazioni obbligatorie perviste dal reg UE n 1169/2011.
A differenza della data di scadenza che è un termine perentorio, il tempo di preferibile consumo, è una data consigliata dal produttore a cui la legge impone di indicarla e che potrebbe anche essere superata purché si sia certi della integrità del prodotto e della confezione e purché si applichino i consigli del produttore per l’uso e la conservazione a confezione aperta.
*La rilevazione risale al gennaio 2023 ed evidenzia un calo del fenomeno del 12% circa rispetto all’anno precedente che si attestava a 593,3 grammi pro-capite (fonte Confcommercio e Osservatorio internazionale su cibo e sostenibilità).
Data di scadenza e di preferibile consumo:
le differenze
Riferimenti bibliografici
Riferimenti bibliografici
- D. Lgs. 169/2004 Attuazione della Dir. 2002/46/CE relativa agli integratori alimentari.
- Direttiva 2002/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 10 giugno 2002, per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative agli integratori alimentari.
- Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione.
- Regolamento (CE) n. 1924/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 20 dicembre 2006 relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari.
- D. Lgs. 206/2005 Codice del consumo.
- https://food.ec.europa.eu/safety/labelling-and-nutrition/nutrition-and-health-claims/eu-register-health-claims_en.
- Art. 23 bis Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale (“La comunicazione commerciale relativa agli integratori alimentari e ai prodotti dietetici non deve vantare proprietà non conformi alle particolari caratteristiche dei prodotti, ovvero proprietà che non siano realmente possedute dai prodotti stessi. Inoltre, detta comunicazione commerciale deve essere realizzata in modo da non indurre i consumatori in errori nutrizionali e deve evitare richiami a raccomandazioni o attestazioni di tipo medico. Queste regole si applicano anche agli alimenti dietetici per la prima infanzia, a quelli che sostituiscono in tutto o in parte l’allattamento materno e a quelli che servono per lo svezzamento o per l’integrazione alimentare dei bambini. Per quanto attiene, in particolare, alla comunicazione commerciale relativa agli integratori alimentari proposti per il controllo o la riduzione del peso e di altre tipologie specifiche di integratori, valgono le norme contenute nell’apposito Regolamento, che costituisce parte integrante del presente Codice”) e Regolamento sulla comunicazione commerciale degli integratori alimentari https://www.iap.it/
- Provvedimento AGCM n. 25087 del 2014 – TAR Lazio Sentenza Sez. I, 9 settembre 2015 n. 11119 – Consiglio di Stato Sentenza n. 2371/2020.
- C- 386/23 del 26 giugno 2023.
- Lista degli ingredienti e sua importanza
- Origine degli alimenti per acquisti consapevoli
- Etichetta nutrizionale per una alimentazione informata
- Etichette di prodotti DOP e IGP e legame con i territori
- Additivi e aromi, dove si trovano in etichetta?