Giulio Fezzardini

Redazione BH Italia

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Italia

Luci d'inverno

In un’alba di fine ottobre mi sono fatto un regalo: prima di entrare nel box doccia per le rituali abluzioni, ho acceso la luce del bagno, quella sul grande specchio del lavandino, luce calda e avvolgente. 

Erano giorni che non compivo questo gesto abituale e meccanico. Il perché era nella necessità di risparmio sulla bolletta elettrica, l’ultima decisamente pesante - mi associo al lamento generale - aiutata anche dal fatto che la luce del mattino mi permetteva ancora di arrivare sotto il soffione della doccia senza spiacevoli incidenti domestici, sempre in agguato nel momento lento del risveglio.  

Avevo l’umore più nero del solito (chi mi è vicino sa che mi deve ignorare in questa fase della giornata), e quindi un plus di “personal care” era più che mai necessario. Perché, se tanto fanno i prodotti che abbiamo in bagno (recentemente all’ultimo Making Cosmetics Cosmetica Italia ci ha ricordato che abitualmente usiamo almeno otto cosmetici al giorno!), molto lo fa anche il contorno. 


Non so voi ma la prima cosa che faccio, quando in viaggio di lavoro approdo finalmente alla mia stanza d’albergo, è entrare in bagno per controllare la situazione: in primis se c’è l’asciugacapelli. Sembrerà strano ma mi sono capitati alberghi blasonati senza questo strategico accessorio.  

Come mi sono capitati bagni indegni di questo nome. 

La luce fa benessere, lo sappiamo bene. Entrare in un salotto con le luci al neon è ben diverso che farlo in un ambiente con camino acceso e languide abatjour.  

Ciò premesso quella mattina riflettevo sul fatto che le cose banali della vita cui siamo oggi abituati, sono in realtà sostanziali. E l’energia è sostanziale come ci ricorda la tragedia di esseri umani che oggi, nel cuore della nostra avanzatissima Europa, soffrono per carenze vitali che un anno fa ci sarebbero sembrate impossibili immaginare.  

Il che ci porta a considerazioni sulle nostre abitudini e criteri energetici.  


Nell’ultimo H3i Italy, evento “cugino” di Making Cosmetics, specifico per il cleaning domestico e industriale, APPLIA, l’associazione di Confindustria che raccoglie i produttori di elettrodomestici, in una stimolante presentazione ci ha evidenziato gli elementi critici della casa. E mi sono scoperto ancora ignorante. Per esempio, alla domanda del relatore all’audience su quale fosse per noi l’elettrodomestico che consuma più elettricità, io (ma non sono stato il solo) ho risposto sicuro: “Il forno elettrico!”.  

Risposta sbagliata: è il frigorifero... che, in effetti, resta acceso H24. 


La zona lavanderia non è da meno. E qui ci avviciniamo alla chimica. Perché sappiamo benissimo degli sforzi in atto per ridurre i consumi di energia e acqua (nb: sempre APPLIA ci ricorda che il lavaggio a mano dei piatti consuma molta più acqua di qualsiasi lavastoviglie) anche grazie a nuovi prodotti detergenti.  

Sforzi cui la chimica di settore continua a lavorare.  

Anche questo è un percorso in salita. La recente campagna del “Lavo a 30°” promossa con grande impegno da A.I.S.E. e da ASSOCASA in Italia, non ha avuto l’esito che ci si attendeva: la risposta dei consumatori non è stata entusiasmante. Certamente, anche qui, noi consumatori dobbiamo fare uno sforzo, usiamo una parola grossa, culturale. A 30° non posso ragionevolmente attendermi risultati da 60°/90°! 


Ciò premesso tutti i laboratori chimici sono più che mai impegnati in uno sforzo di innovazione che è urgente come lo è la necessità di azioni nei confronti del drammatico stato di salute della Terra.  

Ma non è solo il laboratorio chimico che si deve sentire addosso questo “commitment”, perché anche le macchine sono chiamate a farne parte. In questo dobbiamo rimarcare il grande impegno dei produttori di elettrodomestici cui APPLIA da voce, nel risparmio energetico.      

E’ uno sforzo collettivo enorme che ha anche i suoi costi, costi non così facilmente “sostenibili”, altra faccia del termine, da tutti. 


Per semplificare: recentemente un alto manager mi ha detto che la sua azienda ha dotato i propri manager di auto Tesla per dare un segnale culturale importante ai propri clienti e non solo. Splendido. 

Sarei anche io felice di dare un segnale di cambiamento ai miei amici al bar. 

Ma se devo scegliere se investire in un’auto o in un appartamento credo resterò nella ignoranza ambientale con una normale macchina a benzina.  


E’ un alto costo e ha un alto prezzo la sostenibilità. 

Certamente richiede un notevole sforzo culturale, sociale, soprattutto una consapevolezza autentica che non sia fatta solo di spot televisivi, ma anche di piccoli gesti quotidiani che passano anche dalla nostra stanza da bagno... dove, per amor del cielo, accendiamo pure la nostra lampadina!  

Sempre che sia a risparmio energetico.

Listen!

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