Vincenzo Paolo Maria Rialdi

Presidente

Gruppo Mapic

AISPEC

Claudia Dellera

Presidente

Gruppo Aromi e Fragranze

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Al Making Cometics non può mancare la presenza di AISPEC (Associazione nazionale delle imprese di chimica fine, prodotti specialistici e servizi per l’industria chimica) che fa parte di Federchimica, con circa 15.000 addetti e un fatturato complessivo di oltre 10 miliardi di euro.

AISPEC si articola in 13 Gruppi merceologici: essere rappresentati da un'unica associazione favorisce le sinergie su argomenti in contiguità e permette di poter rappresentare al meglio la value chain dei vari settori specialistici.

Mai come oggi è importante ribadire come la chimica fine sia indispensabile nella vita quotidiana, pur svolgendo un ruolo “nascosto”; il mondo della cosmesi non fa eccezione: principi attivi, formulati, additivi e ausiliari, enzimi, ingredienti funzionali, aromi e fragranze sono fondamentali.


Abbiamo intervistato i Presidenti di due dei Gruppi Merceologici appartenenti ad AISPEC: MAPIC e Aromi e Fragranze.


Iniziamo con il Prof. Vincenzo Paolo Maria Rialdi, presidente di MAPIC - Gruppo materie prime per l’industria cosmetica e additivi per l’industria cosmetica e farmaceutica.


Quali sono le difficoltà nel ribadire l’importanza della qualità dell’ingrediente cosmetico?


Per un fornitore di materie prime dimostrare la qualità di un ingrediente destinato alle formulazioni cosmetiche non è difficile, è una prassi: la sicurezza e la qualità hanno la priorità assoluta, come anche le prestazioni dell’ingrediente nelle diverse condizioni di utilizzo.


Come ci si difende dalla cattiva nomea dell’ingrediente chimico rispetto a quello naturale?


Più che di nomea, parlerei di conoscenza. Il nostro stesso corpo è una splendida industria chimica!
L’antitesi fra «chimico» e «naturale» ha una base emotiva, non scientifica: la natura produce sostanze chimiche ed è il più grande, maestoso, onnipresente laboratorio chimico. Oggi è ampiamente dimostrato che l’origine «naturale» non è condizione né necessaria né sufficiente per garantire più sicurezza, più efficacia, più qualità o meno impatto.

La nuova Direttiva europea sui green claim che entrerà in vigore a breve dovrebbe mettere ordine in modo definitivo a questa inutile diatriba. Le novità previste sono importanti e sostanziali, come le sedici categorie di impatto da prendere in considerazione (contro le sette previste dall’LCA) e la loro applicabilità solo per pertinenza; ad esempio, per un prodotto cosmetico non sarà tanto importante calcolare la produzione di tCO2 e quanto altri impatti come impronta idrica, eutrofizzazione acquatica e terrestre e gli aspetti tossicologici, in Europa già brillantemente coperti dalla Valutazione della Sicurezza del prodotto finito, arrivata ormai alla dodicesima edizione, che rappresenta una garanzia di sicurezza davvero unica per il consumatore e che neanche il recentissimo MoCRA targato U.S.A. prevede.   


È possibile coniugare qualità e sostenibilità? Come?


EFfCI, la Federazione europea che rappresenta i produttori e i distributori di ingredienti cosmetici, ha redatto e pubblicato già da tempo una guida per indirizzare le organizzazioni verso l’integrazione dei principi dell’Ecologia Industriale nel proprio Sistema di Gestione della Qualità.

La guida suggerisce un modo pratico per monitorare, misurare, gestire e registrare tutte le attività connesse sotto Annex SL, come la nostra EFfCI GMP e tutte le norme ISO di ultima generazione.

Ovviamente, integrare il Sistema è compito degli addetti alla Qualità mentre sviluppare le attività specifiche all’interno delle organizzazioni è compito di persone con adeguate competenze, trattandosi di materia ad approccio multidisciplinare.

  


Prevede un cambiamento di rotta o il greenwashing soppianterà l’essenzialità del ruolo dell’ingrediente? 


La centralità e la dignità scientifica e regolatoria dell’ingrediente necessitano anche di una maggiore sintonia fra le parti scientifica/tecnica e comunicazione/marketing, per realizzare prodotti finiti che soddisfino i requisiti di entrambi.

Sempre più spesso sento tecnici formulatori lamentarsi del fatto che andando avanti con la politica del «senza» e dei «bollini» a breve resteranno, appunto, «senza» ingredienti per formulare qualcosa di decente. Alcuni «big» l’hanno capito da tempo e per evitare la temutissima «riunione con il marketing», nella quale tutto il lavoro competente dei tecnici veniva puntualmente demolito, hanno creato dei reparti dove formulatori e creativi lavorano fisicamente fianco a fianco fin dai primi passi della ricerca. I risultati sembrano essere più che soddisfacenti.

Sul mercato si percepisce molta confusione e il consumatore confuso non è un buon consumatore, oltre a non essere facilmente fidelizzabile.

La soluzione del greenwashing non sta solo nelle mani del legislatore ma soprattutto delle istituzioni di settore e degli attori di una filiera complessa e seria come quella cosmetica, che hanno tutti gli strumenti per meglio coordinarsi mirando a obiettivi più strutturati e più stabili, senza con questo perdere in creatività.

E’ importante inoltre che ogni attore della filiera mantenga dei ruoli e delle responsabilità ben definiti che non dovrebbero essere mai confusi; tuttavia, spesso si verifica che il produttore di ingredienti sia trascinato anche in dinamiche che riguardano la parte meramente creativa e di marketing strategico che dovrebbero appartenere al solo prodotto finito.   


Quanto è utile fare informazione su questi temi? 


Investire in attività di informazione, divulgazione e sensibilizzazione sui temi della chimica è fondamentale e Mapic lo fa in continuazione, anche grazie a ottime collaborazioni. La chimica contribuisce in modo sostanziale e determinante al progresso e al miglioramento della qualità della nostra vita e del nostro pianeta. Le iniziative alle quali Mapic partecipa sono molte e il contributo che porta è di grande sostanza, potendo contare su competenze di eccellenza.


Passiamo ora alla Dott.ssa Claudia Dellera, Presidente del Gruppo Aromi e Fragranze.

Questi sono i dati del rapporto, redatto da PwC, che studia il contributo del settore delle Fragranze in termini di posti di lavoro e valore creato, evidenziando il ruolo chiave come industria innovativa, sofisticata e globale.

Può gentilmente commentarci questi dati? 



I dati riportati rappresentano la fotografia del settore delle fragranze a livello mondiale (PWC report for IFRA) ed evidenziano come le fragranze siano la parte centrale di una value chain complessa che include sia i fornitori di materie prime che i produttori di prodotti per i consumatori: il valore creato è legato a doppio filo al successo operativo di questa filiera complessa. L’industria delle fragranze grazie alle attività produttive e di R&D apporta valore aggiunto alla filiera e contribuisce alla creazione di posti di lavoro la cui professionalità è unica nel settore.

Da notare è la percentuale degli investimenti in ricerca e sviluppo (8% del turnover) che testimonia come il settore sia da sempre teso verso un’innovazione che risponda alle esigenze normative, di sostenibilità, di tendenza. Grandi investimenti per lo sviluppo di processi sostenibili sono stati fatti sia per una consapevolezza dell’industria rispetto alle problematiche attuali sia per rispondere ad una preoccupazione specifica dei consumatori.

Di fatto l’industria delle fragranze può essere letta come moltiplicatore del valore creato dato che l’impiego di queste sostanze, anche in quantità limitate nei prodotti finiti, è capillare nei prodotti destinati ai consumatori.


Come è cambiato il ruolo delle fragranze nel tempo? 


La storia delle fragranze e del loro impiego è strettamente legata alla stessa storia dell’umanità.

Già al tempo dei Babilonesi nei giardini si coltivavano spezie ed erbe odorose per produrre olii, alimenti e farmaci. Molti avvenimenti storici sono direttamente legati all’impiego di fragranze, alle materie prime per produrle e al loro uso; basti ricordare Marco Polo ed i suoi viaggi in Cina e le guerre fra inglesi, olandesi, portoghesi per controllare le vie di importazione di molte spezie.

Fu la nascita della chimica moderna a rivoluzionare la produzione di profumi e fragranze. Grazie alla chimica analitica e di sintesi vennero riprodotte in grande quantità molecole che imitano il profumo tipico di fiori, foglie, bacche, preservando così le specie rare o a rischio di estinzione.

La produzione di fragranze si è poi notevolmente evoluta, arrivando a riprodurre sostanze finalizzate a coadiuvare l’ottenimento di un generale stato di benessere e contribuire a migliorare la qualità di vita dei consumatori.  


Il settore risulta sempre in crescita, nonostante l’inflazione e le difficoltà che le famiglie italiane stanno riscontrando, come se lo spiega? 


Prodotti per la pulizia della casa, l'igiene personale, la profumazione degli ambienti e della persona sono ormai diventati beni indispensabili per il benessere dei consumatori a cui difficilmente si rinuncia.

Le fragranze creano l’identità di ciascun prodotto, determinandone di conseguenza il successo commerciale.

La chimica delle fragranze, originariamente nata come attività di piccoli artigiani che utilizzavano tecniche basilari, si è trasformata gradualmente in un'industria globale in grado di innovarsi continuamente, per garantire sempre la sicurezza dei prodotti finali e la sostenibilità ambientale. La coerenza dimostrata dal settore in relazione ai bisogni profondi dei consumatori (sicurezza, salute, protezione, piacere) e la grande spinta all’innovazione ha contribuito a garantire stabilità al settore.   


Qual è la proiezione futura? Come si evolverà il mondo delle fragranze? 


Quello degli ingredienti per le fragranze è un mercato in crescita che sfrutta creatività, sostenibilità ed innovazione. Già oggi i consumatori sono attenti alla presenza di sostanze di upcylce (riciclo) nei prodotti: certamente le case profumiere che per prime riusciranno ad impiegare tali ingredienti, offrendo uno storytelling che tocchi il percorso di sostenibilità, saranno premiate dal mercato. Non dimentichiamoci poi dei social e del mondo virtuale che hanno notevole ripercussione sulla realtà: di questo si deve tenere conto, anche nello studio di nuove tendenze.

E poi c’è il continuo progresso della scienza che studia la relazione tra le fragranze e la pelle e gli effetti del profumo sul corpo e sulla mente e le cui scoperte vengono poi impiegate nel marketing olfattivo. Le fragranze che hanno come base le “neuroscienze” uniscono prestazioni funzionali al profumo: non è troppo lontano il giorno in cui i consumatori richiederanno fragranze personalizzate e disegnate per rispondere a bisogni specifici.

La capacità delle fragranze di impattare sul nostro cervello è ampliamente impiegata nello scent scaping- l’arte di usare un particolare profumo per creare un ambiente olfattivo particolare, inoltre è oggetto di studi specifici (Olfactive design Politecnico Milano) che indaga i territori olfattivi di luoghi, oggetti e materiali, compresa la sua evoluzione storica, immaginando nuovi scenari, creando nuove esperienze, in uno dei campi del Design meno esplorati ed emozionanti di tutti i tempi.


Le trasformazioni sociali stanno superando molti schemi: una volta il make up era solo al femminile (con il maschio che rubava nell’armadietto in casa), poi c’è stato il passaggio al Men’s Grooming, oggi, specialmente tra i giovani, non ci si pongono molti problemi in uso più disinvolto del make a prescindere dal genere. Premesso che ci sono comunque limiti oggettivi determinati da una diversità fisiologica delle pelli, si può parlare di nuovi scenari futuri del make up? 


L’inclusività è una macro tendenza legata alla società attuale, gli hashtag gender free e inclusivity hanno milioni di followers tra i giovani ed i meno giovani, in tutto il mondo. Parità di sessi e accettazione delle diversità. I miei clienti mi richiedono costantemente dei prodotti gender free in colori e textures. E’ una macro tendenza che persisterà.  


Una domanda finale: il mass market è dominato, si sa, dai grandi marchi storici che indossiamo in tutto il mondo. Quale è lo stato di salute dei piccoli produttori (in termini di dimensione aziendale non certo di valore che anzi, sono spesso laboratori di innovazione), delle realtà di nicchia? 


Le Indies brands fioriscono dappertutto in Europa e nel mondo, sono portatrici di novità, leggerezza, flessibilità. Inoltre, fenomeno importante, le piu innovanti sono rapidamente acquistate dai grandi marchi.  

Le indies rappresentano delle comunità ed è la comunità che fa evolvere il brand tramite i commenti sui networks. Quindi il legame e diretto e la risposta è rapida e accresce la fiducia. 

Ho realizzato uno studio che presentero’ al Luxe Pack a Monaco nell’edizione di ottobre 2022. Che rappresenta uno status mondiale delle novità tecnologiche proposte dalle Indies.  

E’ un mercato in crescita, legato alla ricerca di autenticità e personalizzazione.