Il mercato degli integratori alimentari, come indicato da più fonti, indica un fatturato in continua crescita e l’Italia è leader in Europa con quasi il 30% dell’attuale valore di mercato, come riportato recentemente da Germano Scarpa, Presidente di Integratori & Salute.


Gli Italiani per i loro acquisti fanno riferimento principalmente a Farmacia e Parafarmacia quali canali di vendita e accanto agli integratori di sali minerali e vitamine e probiotici, che sono sicuramente i più venduti, troviamo anche una infinita serie di prodotti contenti singole molecole o, più spesso, associazioni diverse utilizzate per moltissimi scopi, nonché prodotti a base vegetale. Questi prodotti rappresentano un valido supporto che potrebbe portare ad un risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale di circa 1,3 miliardi di euro, come riportato ad inizio anno da PwC Italia su Food Supplements Europe. Ovviamente è fondamentale che il prodotto assunto sia di ottima qualità e pertanto ogni azienda dovrebbe investire in questa direzione.

Gli integratori sono tutti uguali?

Prodotto di ottima qualità non significa semplicemente che sono stati impiegati nella preparazione dell’integratore ingredienti, siano essi fonti di vitamine e minerali o molecole attive o estratti oppure eccipienti, che rispondono ai requisiti di purezza ed etichettatura (secondo la direttiva 2002/46/CE), pur se ciascun componente sicuro e i singoli composti di comprovata attività ed efficacia. Infatti, l’associazione di tutte le molecole nel prodotto finale può mantenere l’attività, potenziarla, ma anche ridurla. Questo significa che gli studi di formulazione sono di fondamentale importanza per un ottenere un prodotto finale di qualità.


Identificare la formulazione più idonea per una o più molecole attive a tavolino non è assolutamente sufficiente. Infatti, lo step successivo è verificare la bioaccessibilità e la biodisponibilità degli attivi. Spesso questi due termini vengono usati come sinonimi, ma gli addetti ai lavori sanno benissimo che si tratta di due concetti diversi. Affinchè una molecola sia biodisponibile, cioè possa raggiungere il tratto intestinale, venire assorbita e, attraverso il torrente ematico, essere distribuita agli organi o tessuti dove esplicherà la sua azione, deve necessariamente essere rilasciata dalla formulazione, cioè deve essere resa bioaccessibile. La bioaccessibilità può essere influenzata da molti fattori, a partire dalle condizioni fisiologiche del tratto gastrointestinale, quindi dalla presenza di enzimi, composizione dei fluidi orale, gastrico e intestinale, dal pH dell’ambiente, da tutte le forze di natura fisica che interessano il tratto gastroenterico (ad esempio forze di taglio, mixing, shearing, movimenti peristaltici). Quindi se il rilascio della/e molecola/e potenzialmente attiva/e durante la fase di digestione è basso o nulla, non ci possiamo aspettare nessun tipo di efficacia da parte dell’integratore assunto. E’ pertanto evidente l’importanza degli studi di questo tipo al fine di poter sviluppare una formulazione idonea allo scopo.


Oggi molte Aziende sviluppano nuovi prodotti operando in questo senso, seguendo quella che è la filosofia della Società Italiana Formulatori in Nutraceutica (SIFNut) che fin dalla sua nascita opera per “sviluppare e introdurre sul mercato prodotti di elevata qualità ed efficacia e promuovere campagne di sensibilizzazione a carattere formativo, in grado di incidere sul benessere delle persone e di ridurre il rischio di patologia legato a stili di vita e nutrizionali errati”.


Oggi, in letteratura si trovano molti studi condotti per valutare la bioaccessibilità di molecole di varia natura. Le metodologie applicate si basano per lo più sulla simulazione in vitro del processo di digestione e sul monitoraggio della variazione di concentrazione della/e molecola/e di interesse in ciascuna fase del processo simulato mediante metodi analitici prevalentemente cromatografici. Ovviamente l’applicazione di questi metodi deve costituire il primo step di un processo che fornisce indicazioni preliminari, ma importantissimi nell’ottimizzazione della formulazione. Lo sviluppo di un integratore che, quando assunto, rilascia sicuramente l’attivo è la base degli steps successivi in quanto non si può prescindere poi dall’effettuare studi in vivo per avere la certezza che il prodotto sia efficace.


In conclusione, per rispondere al nostro quesito di partenza…..gli integratori non sono tutti uguali, ma la bioaccessibilità è il punto chiave per poter disporre di un prodotto efficace e di qualità.