Giulio Fezzardini
TKS Publisher
Italia
La sostenibile dolcezza del miele
Anni fa mi sono trovato con un collega ospite a una cena di gala organizzata da una grande associazione chimica statunitense.
Oggi le tendenze culinarie offrono spesso in queste occasioni situazioni a buffet, fingerfood, stravaganze dettate dalla moda come insetti fritti (mi è successo a un gala parigino).
Diverso quel contesto fatto di tavoli tondi, coccarde e cibo in quantità industriale. Generosità e abbondanza sono tipiche della ospitalità americana in queste situazioni.
E’ successo quindi che alla quinta porzione di dolce che il mio collega, prontamente esaudito, aveva richiesto, la nostra tavolata di delegati, fino ad allora in educato contegno, è esplosa in un applauso. Anche perché il mio collega, che già aveva dato spettacolo raddoppiando ogni portata, era magro come un chiodo.
Ebbene parlando poi con lui abbiamo scoperto che non solo era una buona forchetta particolarmente attratta dai dolci (evidentemente non viveva conflitti glicemici), ma oltre alla chimica di sintesi era esperto in chimica gastronomica: in particolare era assaggiatore ufficiale di torrone per una importante azienda dolciaria, e ad ogni nuova stagione pre-natalizia era tra i fortunati analisti del gustoso pre-formulato.
“Non dovete stupirvi”, ci spiegò, “un torrone è fatto di miele, mandorle, noci, arachidi, nocciole, in alcuni casi, come in Sicilia, pistacchio. Ci sono quindi variabili stagionali il cui andamento può influire sulla qualità del prodotto finito rendendo necessari interventi formulativi di aggiustamento”.
L’infaticabile Wikipedia ci informa che il torrone vanta antenati fin dalla antichità. Sembra che un alimento simile, noto come “cupedia”, fosse usato come energetico dagli atleti e dai soldati in guerra. Un’epica omerica che stride con l’epica gastronomica della tavolata natalizia dove il torrone arriva a fine pasto già preceduto da un trionfo di portate iper-caloriche.
Detto questo sembra che l’origine del torrone sia spagnola: il termine “Turron” (forse dal latino “torrere”, “tostare”) con le sue variazioni linguistiche suona simile in tutti i Paesi latino-americani.
Per tornare a noi, il torrone è sinonimo di Cremona. E sembra che il primo torrone (la forma voleva richiamare il famoso “Torrazzo”) sia stato servito in occasione delle nozze celebrate a Cremona tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti.
Questo potrebbe aprire una nuova finestra su una singolare polemica che si è accesa in questi giorni con il Regno Unito dove un puntiglioso (quanto francamente inutile) articolo di una storica testata giornalistica, esprime giudizi tutt’altro che lusinghieri nei confronti dell’italico panettone a favore invece del tradizionale pudding inglese. I maligni dicono che le vendite di panettone Oltre Manica stiano creando qualche problema alla pasticceria locale.
Non credo che vedremo scatenarsi una guerra con battaglioni di cuochi sotto le bandiere di Riccardo cuor di Leone e Ludovico il Moro, anche perché credo che un lancio di panettoni e torroni sulle cucine britanniche avrebbe effetti devastanti per il loro pudding. Però questo evidenzia come Milano non sia solo capitale della moda e degli aperi-cena, ma anche della tradizione natalizia!
Ma parliamo di un elemento base del torrone: il miele.
Elemento naturale per eccellenza, una ricchezza del creato, il miele è un dono della natura con numerosi effetti benefici. Dolcificante ma non solo.
Recenti studi lo dicono efficace per memoria e concentrazione, antiansia e stress, antibatterico naturale quindi aiuto per l’intestino, per le alte vie respiratorie e di contrasto a tosse e mal di gola (il latte e miele della nonna!).
Cantato nei racconti biblici nella terra dei padri dove scorre latte e miele, amato dagli antichi romani che ci aromatizzavano le loro bevande, elemento principe della sontuosa pasticceria araba, nostalgia infantile di calore domestico (il mitico spot della dolce e cara mammina delle caramelle Ambrosoli, la citazione fa parte della storia della pubblicità), cara rimembranza nei cartoni animati (gli orsi Yoghi, Baloo, Winnie the Pooh), il miele è oggi a rischio perché le api sono a rischio estinzione.
Le condizioni climatiche avverse, l’inquinamento atmosferico, stanno mettendo a dura prova la produzione del miele.
Dovremo accontentarci di sciropponi alternativi?
Personalmente ne faccio largo uso grazie a una piccola comunità di monaci benedettini del piacentino che mi esprimono le difficoltà che oggi incontra questa produzione.
Siamo al solito, purtroppo irrisolto, nodo del “cosa fare” nei confronti dell’ambiente. Perché viviamo la schizofrenia di sempre: gridiamo nelle piazze per salvare il creato (e meno male), ma difficilmente a Natale rinunciamo al torrone.
Ma bando ai proclami!
E’ Natale e oggi dolcifico il mio espresso con miele di castagno.
Questa tazzina ambrata sia oggi augurio affettuoso per tutti i nostri lettori.
Buon Natale!
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Voice: William Scott Agostini
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