ACIDI ESFOLIANTI PER UN TOCCO GLOW

(2a PARTE)

La pelle è un organo dinamico, in continuo rinnovamento, ma con l’età questo potenziale si riduce.

Esposizione ai raggi UV senza protezione, variazioni ormonali, stili di vita non salutari, e stress ambientali possono accelerare questo progressivo “declino”: compaiono rughe e discromie, la pelle perde tonicità, apparendo meno elastica, asfittica, e sottile; per via del ridotto apporto sebaceo è anche più secca, si irrita più facilmente, e si avverte una frequente sensazione di prurito.

Ma non tutto è perduto! Infatti, possiamo ricorrere all’applicazione di scrub, gommage per un’esfoliazione meccanica più superficiale, oppure ad alcuni trattamenti a base di alfa- o beta-idrossiacidi (esfolianti chimici) che accelerano il ricambio cellulare, soprattutto di notte, quando la pelle è più ricettiva, come ci insegna la cronocosmesi. Questi ingredienti funzionali, comunemente noti come acidi della frutta, sono dei “messaggeri di turnover” in grado di migliorare tono, elasticità, e luminosità cutanea (1).

Vogliamo conoscerli meglio? Quali sono le loro differenze e le indicazioni d’uso?


INTRODUZIONE

La scoperta delle proprietà degli alfa-idrossiacidi in campo dermatologico risale agli anni ’70, ma soltanto in seguito ha suscitato notevole interesse anche da parte del settore cosmetico (2)al punto che, negli anni ’90, sono stati proclamati ingredienti “moda”; oggi, rappresentano ormai un “must” nella nostra beauty routine.

Si differenziano per la loro struttura chimica, che determina il loro meccanismo d’azione.

Si possono individuare almeno tre differenti attività, di cui due aspecifiche (pH dipendenti) ed una, la più interessante, specifica. In particolare, nell’uso a basse concentrazioni, si evidenzia un’azione idratante, mentre ad elevate concentrazioni è stata osservata ed ampiamente documentata in letteratura (3, 4, 5)un’azione stimolante dei fibroblasti, con conseguente aumento dell’attività di sintesi di glicosamminoglicani (GAG), collagene ed elastina (2); a pH molto acidi si verifica, invece, un’azione esfoliante.

Quali sono gli idrossiacidi più impiegati per formulare i prodotti che acquistiamo? E quali sono le loro peculiarità? Scopriamolo insieme.

  • Alfa-idrossiacidi (AHA): si tratta di acidi carbossilici caratterizzati dalla presenza di un gruppo ossidrilico (-OH) legato al carbonio in posizione alfa (6) ovvero, la prima posizione sostituibile della catena idrocarburica(2); ed è proprio la posizione di questo gruppo ossidrile che determina alcune proprietà, unitamente alla lunghezza della catena di atomi di carbonio. Sono idrosolubili, ed in natura, si trovano in mele (acido malico), agrumi (acido citrico), latte (acido lattico), uva acerba (acido tartarico), mandorla (acido mandelico), canna da zucchero (acido glicolico)(6).

I più comuni nei prodotti cosmetici in commercio sono l’acido lattico e l’acido glicolico; sono entrambi idratanti, ed in grado di rallentare la perdita di acqua per via transepidermica (TEWL).

L’acido glicolico è la più piccola molecola della famiglia degli AHA; questo gli consente di penetrare più facilmente nella pelle, ma essendo anche il più potente, è maggiormente incline a provocare effetti avversi, soprattutto se usato nel periodo estivo, in quanto fotosensibilizzante (6).

Sembra che l’acido glicolico agisca stimolando direttamente i fibroblasti dermici a produrre collagene; è stato anche osservato un aumento della sintesi di mucopolisaccaridi, acido ialuronico, e controitin-solfato, altri costituenti fondamentali della matrice extracellulare. Inoltre, studi clinici hanno evidenziato che può essere utile nel trattamento di alcuni disordini della pigmentazione cutanea, quali melasma, lentiggini solari, ed iperpigmentazioni post-infiammatorie (6).

Usato in campo dermatologico ad elevate concentrazioni (70%) per effettuare il peeling chimico, migliora l’aspetto di rughe e cicatrici, mentre nei trattamenti cosmetici è impiegato a percentuali molto inferiori (10%), e parzialmente neutralizzato, per un’azione di rinnovamento cutaneo, restituendo una superficie cutanea levigata, regolare, e luminosa (2).

L’acido lattico è il successivo per dimensioni, più delicato e meno incline a causare reazioni indesiderate; si ritrova anche tra i componenti del fattore di idratazione naturale (NMF) presente a livello dello strato corneo. Spesso usato nei prodotti dedicati al trattamento delle alterazioni del rinnovamento dello strato corneo come forfora ed ipercheratosi, nonché come schiarente, l’acido lattico è stato suggerito come coadiuvante nella terapia delle forme leggere di acne. Tra i suoi derivati, l’etil-lattato in particolareè risultato efficace nel trattamento di questo inestetismo, grazie alla sua capacità di penetrare nel dotto del follicolo sebaceo, indurre un abbassamento del pH, ed una conseguente riduzione nella produzione di acidi grassi. La ricerca dermocosmetica ha evidenziato che, a seguito di gravi variazioni nella forma e dimensioni delle cellule basali epidermiche correlate a un danno fotoindotto, l’acido lattico, in combinazione con altri agenti esfolianti, induce un parziale e controllato aumento del numero di cellule vitali, determinando un sensibile miglioramento dell’aspetto cutaneo (6). Anchela pelle secca può beneficiare di un aspetto elastico e morbido a seguito dell’applicazione di prodotti a base di acido lattico, poiché questi ne aumentano l’idratazione e ne favoriscono la rigenerazione epidermica(6). Inoltre, è statoosservato che l’acido lattico stimola la sintesi di ceramidi, utili costituenti deputati a potenziare la funzione barriera della pelle (6).

Gli acidi mandelico e tartarico si stanno affermando in qualità di valide alternative all’acido glicolico. Il primo, infatti, grazie alla sua azione esfoliante estremamente delicata, è adatto alle pelli particolarmente sensibili; inoltre, non essendo fotosensibilizzante, può essere impiegato nel periodo estivo. Le sue proprietà antibatteriche lo rendono ideale anche per contrastare l’acne.

L’acido tartarico, invece, oltre ad agire come esfoliante è molto efficace come schiarente ed illuminante, soprattutto in caso di iperpigmentazioni su viso e décolleté.

  • Beta-idrossiacidi (BHA): si tratta di acidi carbossilici dotati di un gruppo idrossilico in posizione beta, separato, quindi, dal gruppo carbossilico (-COOH) da due atomi di carbonio.

L’acido salicilico,estratto dalla corteccia del salice, è l’ingrediente più comune nei trattamenti cosmetici per effettuare peeling superficiali che aiutino a conferire un aspetto levigato e schiarente. La sua liposolubilità e l’azione batteriostatica lo raccomandano per pelli a tendenza acneica (7), o grasse e miste con comedoni, perché regolarizza la produzione di sebo (6).Come per l’acido lattico, anche l’acido salicilico viene usato dai dermatologi per rimuovere gli accumuli di cheratina derivati da ipercheratosi di varia natura. A concentrazioni inferiori o uguali al 2% è sicuro, e non aumenta la sensibilità della pelle al sole, sebbene sia meglio evitare l'esposizione alle radiazioni ultraviolette in concomitanza con il trattamento.

  • Polidrossiacidi (PHA): sono acidi di nuova generazione, introdotti sul mercato in tempi più recenti. Manifestano effetti cutanei simili agli AHA ma, rispetto ad essi, avendo dimensioni maggiori, penetrano più lentamente nella pelle, risultando più delicati, soprattutto nei confronti della cute sensibile(2). Inoltre, possono essere utilizzati in estate.

Il principale esponente della famiglia è il gluconolattone,una sostanza presente naturalmente nella pelle come metabolita dei processi di rinnovamento cellulare (2). Dal punto di vista chimico, non è altro che la forma ciclica dell’acido gluconico derivato per ossidazione dal glucosio. La presenza del lattone (struttura ciclica) maschera il gruppo acido, consentendo di ridurre i fenomeni irritativi, e ne migliora il profilo di tollerabilità cutanea. Inoltre, i numerosi gruppi ossidrilici (-OH), coordinando le molecole di acqua contenute nella pelle, ne aumentano notevolmente l’igroscopicità, permettendo di conferire maggiori proprietà idratanti e di barriera.Per il gluconolattone è stata dimostrata anche un’azione antiossidante, ed un’efficacia di riduzione di rughe e discromie (2).

Un altro esponente interessante è l’acido lattobionico, un polidrossiacido derivato dall’insieme dell’acido gluconico (forma aperta del gluconolattone) e del galattosio (zucchero che rientra nella composizione dei glicosamminoglicani) che manifesta una spiccata azione idratante ed antiossidante.Quest’ultima,in particolare, si esplica mediante un meccanismo che prevede lachelazione del ferro, ed un potere inibitorio delle metalloproteasi (2). La presenza dell’acido gluconico conferisce a questa molecola un delicato effetto esfoliante che, regolando il processo della cheratinizzazione, promuove il rinnovamento cellulare. In virtù di tale profilo di attività, l’acido lattobionico costituisce un ingrediente di elezione nel trattamento dell’invecchiamento cutaneo (6).



ALFA, BETA E POLI-IDROSSIACIDI

Anche il retinolo (vitamina A) ed i suoi derivati trovano largo impiego; grazie alla loro azione riepitelizzante e normalizzante, aumentano il turnover epidermico e favoriscono il mantenimento dell’integrità cutanea e delle funzionalità idratanti e barriera. Il retinolo, inoltre, aumenta l’elasticità e lo spessore della pelle, manifestando un effetto antirughe; il suo utilizzo nel periodo estivo è però sconsigliato perché potrebbe causare fotosensibilizzazione, a differenza del retinil-palmitato, precursore della vitamina A, attualmente il più utilizzato in cosmetologia, per la sua buona fotostabilità (6).

Oltre a questi ingredienti, esistono alcuni fitoestratti che, con diversi meccanismi d’azione, contribuiscono a rigenerare la pelle restituendole la sua naturale luminosità, e per questo vengono impiegati per formulare prodotti cosmetici dedicati sia alle pelli stanche, atone, e senescenti, sia a quelle grasse e seborroiche; eccone alcuni esempi:

  • Gli estratti di consolida maggiore (Symphytum officinale) essendo ricchi di allantoina, esplicano la loro azione idratante e levigante;
  • Daifrutti di lampone (Rubus idaeus) si ricava un estratto ricco di antociani, vitamine, tannini, pectine, e alfa-idrossiacidi, dotato di proprietà astringenti e delicatamente esfolianti, che lo rendono un ingrediente ideale per il trattamento della pelle grassa;
  • Gli estratti ricavati dai fiori della spirea manifestano proprietà moderatamente esfolianti e astringenti, molto utili nel trattamento delle pelli grasse e impure;
  • Gli estratti ricavati dal tamarindo (Tamarindus indica) manifestano ottime proprietà antiossidanti e leviganti, particolarmente indicate nel trattamento delle pelli stressate e senescenti (6).

DERIVATI VITAMINICI E FITOESTRATTI ESFOLIANTI

Liberare la pelle dalle cellule morte non è solo un’esigenza estetica, ma è un gesto salutare per garantirne il benessere, anche in estate. Certo, è bene essere cauti ed applicare sempre un buon prodotto solare con SPF medio-alto dopo un trattamento esfoliante, ma per mantenere la pelle morbida e ridurre l’accumulo di cheratina, prevenendo così la formazione degli sgraditi comedoni, gommage e scrub leggeri, dalla granulometria fine, possono aiutarci se vogliamo evitare gli idrossiacidi (8).

Altro mito da sfatare: chi ha detto che gli esfolianti eliminano l’abbronzatura deve ricredersi; infatti, i melanociti, le cellule responsabili della produzione di melanina, non sono situate nello strato corneo (interessato dall’azione degli esfolianti), ma nello strato basale; questo significa che compiere il gesto di esfoliare la pelle, in maniera blanda, prima di esporci al sole può donarci un’abbronzatura più uniforme.

Pronti? Let’s glow!

CONCLUSIONI

Riferimenti bibliografici

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