LA TRANSIZIONE ECOLOGICA DEI PRODOTTI SOLARI

Da alcuni anni a questa parte è sempre più evidente l’attenzione dei consumatori e delle industrie al rispetto dell’ambiente e dei nostri mari. Questo cambiamento, che prende il nome di transizione ecologica, si tramuta in un diverso modo di produrre e consumare, anche con la creazione di prodotti eco-sostenibili, ovvero amici della natura.


Negli ultimi 20 anni un numero crescente di studi scientifici ha dimostrato l’impatto dei prodotti per la cura personale, a partire dalle creme solari, sugli ecosistemi marini e la loro biodiversità [1][2]. Tutto ciò che usiamo per la nostra cura estetica e della salute, come prodotti cosmetici e farmaceutici, finisce nei nostri mari. Si tratta di una moltitudine di composti, molecole e prodotti parzialmente degradati che i sistemi di depurazione possono non essere in grado di trattenere e finiscono con le acque di scarico in mare. In particolare, le creme solari vengono rilasciate in mare direttamente, soprattutto nel periodo estivo quando i turisti affollano le spiagge [3]. Si tratta di un pericolo rilevante per gli ecosistemi marini sia perché le creme solari possono essere nocive per molti organismi che popolano il Mar Mediterraneo sia perché possono determinare lo sbiancamento delle scogliere coralline tropicali [4]. I prodotti contenuti nelle creme colpiscono tantissime forme di vita, da quelle più piccole ma di rilevanza cruciale perché alla base delle reti trofiche come il fitoplancton, agli invertebrati (come i ricci di mare) fino agli organismi più grandi come ad esempio i pesci, che potremmo anche trovare sulle nostre tavole, e le tartarughe[5]. Da quando abbiamo iniziato i primi studi pionieristici intorno ai primi anni del 2000 [6], c’è stata un’evoluzione enorme sia a livello scientifico, con l’esplosione di studi su questo argomento, sia a livello legislativo, dove si è assistito alla messa al bando delle di creme solari contenenti alcuni filtri che abbiamo dimostrato essere dannosi per il mare come l’ossibenzone (2-Hydroxy-4-methoxybenzophenone), octinossato (ethylhexyl-methoxycinnamate), enzacamene (4-methylbenzylidene camphor) [1]. Un grande passo in avanti è stato fatto dalle case cosmetiche, in particolare nell’acquisizione della consapevolezza della conservazione dell’ambiente per andare incontro alle esigenze del consumatore sempre più “green” e nella produzione di creme solari a impatto ridotto.


Siamo tuttavia passati da un’attenzione focalizzata solo sugli effetti del prodotto sulla nostra salute, cosa assolutamente giusta e necessaria ma in alcuni casi non a favore dell’ambiente, alla ricerca di prodotti sempre più eco-compatibili. Negli ultimi hanno stiamo, infatti, assistendo a una esplosione di slogan e marchi, con immagini di coralli e pesciolini sulle confezioni dei prodotti solari che, purtroppo però, molto spesso restano solo dichiarazioni fatte da un marketing senza sostanza.


“Sostenibile”, “Eco-friendly”, “Eco-compatibile”, “Eco-reef”, “Reef-safe” compaiono su un numero sempre più crescente di prodotti. Alcuni prodotti solari dichiarano: “testato in condizioni di vita marina” o “biodegradabile” o ancora “testato su un campione rappresentativo di organismi marini”. Altri affermano ”senza oxybenzone, octinoxate e octocrilene”. A questi si aggiungono i prodotti definiti “organic”, “bio”, “naturali” e chi più ne ha più ne metta. Spesso si fanno dichiarazioni ambigue sulle confezioni del prodotto senza chiarire che non riguardano la crema o il latte solare ma ad esempio, in alcuni casi, solo la confezione. Se gli slogan rispecchiassero effettivamente la sostanza, ovvero testimoniassero la presenza di prodotti realmente eco-friendly ed eco-sostenibili, avremmo già risolto il problema e completato la transizione ecologica in questo settore, ma non è proprio così, e siamo solo all’inizio di un lungo processo.

L’IMPATTO DEI PRODOTTI PER LA CURA PERSONALE AL CENTRO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Ogni slogan, claim, etichetta, marchio utilizzato dalle aziende operanti nel settore cosmetico dovrebbe avere un significato chiaro e ben preciso e andrebbe utilizzato in maniera corretta onde evitare di confondere l’acquirente e creare una diffidenza diffusa. Di seguito alcuni esempi riguardanti in particolare i prodotti solari:

  1. BIODEGRADABILE non significa che il prodotto non rechi danno agli organismi marini. Con i test di biodegradabilità comunemente effettuati dalle aziende operanti nel settore cosmetico (generalmente della durata di 10-28 giorni) non possiamo in alcun modo escludere che un prodotto non provochi effetti negativi sugli organismi. Anche se un prodotto è degradabile al 90% in acqua di mare in 10 o 28 giorni, non è detto che non sia tossico e soprattutto quel 10% di prodotto non biodegradato potrebbe persistere a lungo nell’ambiente provocando danni. Lo sbiancamento dei coralli esposti a creme solari avviene nel giro di 1-4 giorni [1] mentre le malformazioni durante lo sviluppo embrionale del riccio di mare possono manifestarsi anche immediatamente dopo l’esposizione (generalmente entro 2 giorni [7]). Pertanto, la biodegradabilità non può essere usata come sinonimo di eco-compatibilità di un prodotto per la cura personale senza aver determinato il suo effetto diretto sugli organismi marini.
  2. ECO-REEF o REEF-SAFE significa che l’intero prodotto solare è stato veramente testato sui coralli tropicali perché reef significa barriera con riferimento alle scogliere coralline tropicali. Tuttavia, nella nostra esperienza di ricerca, abbiamo constatato che quasi nessuna azienda cosmetica esegue questo tipo di esperimenti su reef tropicali e che questo claim viene spesso associato alla confezione biodegradabile e non al prodotto.
  3. TESTATO IN CONDIZIONI DI VITA MARINA è una dichiarazione che appare in alcune confezioni di prodotti solari. Prendendo tale dichiarazione alla lettera, dato che in molti casi non si hanno descrizioni trasparenti degli esperimenti effettuati, si desume che siano stati eseguiti esperimenti in acquario con organismi marini o ancora meglio direttamente in mare. Tuttavia, tale dichiarazione è così ambigua che può semplicemente indicare per esempio un test dove una crema solare viene mescolata con acqua salata (preparata in laboratorio) per valutare il rilascio di radicali di ossigeno senza nessun coinvolgimento di organismi marini.
  4. TESTATO SU UN GRUPPO RAPPRESENTATIVO DI ORGANISMI MARINI appare in altre confezioni di prodotti e intenderebbe dichiarare che sono state valutate le risposte di organismi marini appartenenti a diverse componenti ecologiche (a diversi livelli della rete alimentare marina). Se non viene effettuato questo tipo di test, la dichiarazione è scorretta.
  5. TESTATO SU SPECIE RAPPRESENTATIVE DELLA BIODIVERSITA’ MARINA significa che sono state valutate le risposte di almeno una specie per ogni categoria di organismi marini dai procarioti, ai vegetali tra alghe e piante marine, agli animali invertebrati e vertebrati inclusi rettili e mammiferi. Siamo sicuri che vengano eseguiti questi test? Testare un prodotto su due specie marine non vuol dire che rappresentino la biodiversità di un bacino, di un mare o un oceano.
  6. SENZA OXYBENZONE E OCTINOXATE, è un primo passo verso l’eco-compatibilità di un prodotto, poiché abbiamo dimostrato che questi filtri chimici contenuti nelle creme solari sono dannosi per molti organismi marini e per i coralli. Ma non sono gli unici ingredienti dannosi: i parabeni ad esempio, banditi da alcuni stati del mondo, oppure i filtri UV inorganici come l’ossido di zinco [4] che possono essere presenti anche se il prodotto non contiene “oxybenzone e octinoxate” rendendolo comunque a forte impatto. Quindi l’assenza di alcuni filtri solari a grande impatto non garantisce la mancanza di effetti negativi sull’ambiente e sulla vita in mare dell’intero prodotto. L’unico modo per garantirlo è che questo sia stato testato da enti di ricerca o accreditati con esperimenti ecologici ed eco-tossicologici su organismi marini appartenenti a più specie e ancora meglio su diversi stadi di sviluppo degli organismi essendo gli stadi di sviluppo precoci più sensibili [8].
  7. ECO-COMPATIBILE è un prodotto che non determina effetti negativi significativi sull’ambiente o sulle sue componenti biologiche secondo il principio della Comunità Europea “do not significant harm” (non reca un danno significativo).
  8. ECO-SOSTENIBILE è un concetto ancora più ampio perché può riferirsi a un prodotto i cui effetti sull’ambiente o sulle sue componenti biologiche sono tali da garantire la loro fruizione anche alle generazioni future. Si tratta di una prospettiva di analisi ampia che non credo sia mai stata fatta sulle creme solari. Un prodotto eco-sostenibile non è solo eco-compatibile ma è prodotto con un ciclo produttivo a impatto nullo, in cui viene compensata la produzione di anidride carbonica e tutte le componenti siano riciclabili e altro ancora. Soltanto questo approccio può indicare una sostenibilità in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) delle Nazioni Unite e precisamente con l’obiettivo 14 che riguarda in modo specifico la vita marina (SDG 14, Life below water,[9]).

ATTENZIONE AL SIGNIFICATO DELLE PAROLE SCRITTE SULLE CONFEZIONI DEI PRODOTTI SOLARI 

La transizione ecologica è un processo lungo e complesso, teorizzato per la prima volta da Rob Hopkins per contrastare i cambiamenti climatici e il rilancio del futuro del Pianeta. Una parte importante della transizione ecologica passa attraverso la produzione di beni e servizi che non rechino danno alla salute dell’ambiente in cui viviamo. Da un punto di vista ecologico la sostenibilità è considerata una prerogativa essenziale per garantire la capacità di mantenere nel futuro le funzioni di un ecosistema e la sua biodiversità. Quindi, per operare una transizione ecologica efficace è necessario preservare la salute dei nostri mari e oceani in modo da garantirne il loro utilizzo anche alle generazioni future. Per questo fine, è urgentemente necessario che le aziende cosmetiche entro il 2030, secondo l’Agenda delle Nazioni Unite e i suoi 17 Sustainable Development Goals[9], transitino verso lo sviluppo di prodotti che non mettano a rischio la sostenibilità dei nostri ecosistemi marini. Ma questa transizione ecologica deve essere effettiva, con lo sviluppo di prodotti realmente eco-compatibili o eco-friendly, ovvero non dannosi per la vita e lo sviluppo degli organismi che popolano il nostro oceano.


Siamo nel bel mezzo della transizione ecologica in cui le aziende cosmetiche sempre di più si stanno impegnando nel sostegno di associazioni per la tutela dell’ambiente marino e in progetti che vanno dal controllo dell’inquinamento da microplastiche alla pulizia dei fondali dalle reti fantasma. Questo è molto positivo per l’ambiente a prescindere dall’eco-compatibilità dei loro prodotti e non deve distrarre l’attenzione da ciò su cui le aziende dovrebbero impegnarsi a fare, ovvero concepire prodotti sempre più ecocompatibili ed ecosostenibili.


Il primo passo è stato quello di togliere i filtri e i composti responsabili dei danni più evidenti, ma non basta. L’obiettivo è quello di sviluppare delle formulazioni cosmetiche che siano interamente eco-friendly, ovvero testate nel loro complesso, non solo escludendo alcuni composti che di volta in volta si rivelano dannosi, ma proprio selezionando in partenza gli ingredienti che anche nella loro interazione, quando mescolati, siano complessivamente non pericolosi. E serve molta più trasparenza. In quasi tutti i prodotti da noi attenzionati non sono spiegati quali test e analisi sono stati effettivamente condotti, né in quali condizioni, su quali specie e chi ha eseguito i test. Non sempre è chiaro come le aziende decretino l’eco-compatibilità dei loro prodotti lasciando, un occhio esperto, nell’incertezza della reale veridicità delle dichiarazioni fatte.


Trasparenza nei messaggi, standardizzazione dei test e chiarezza nel significato delle parole sono aspetti fondamentali perché la transizione ecologica dei prodotti solari non può essere affidata a degli slogan e al greenwashingma deve essere resa effettiva ed efficace, altrimenti stiamo soltanto perdendo tempo.

LA TRANSIZIONE ECOLOGICA PER PRESERVARE LA NOSTRA SALUTE E QUELLA DEI NOSTRI MARI  

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