L'IMPATTO ECOLOGICO DELL'OBESITÀ:

LO SPRECO ALIMENTARE METABOLICO

L’eco-nutrizione è una nuova disciplina che studia l’impatto degli alimenti e delle diete sulla Salute del Pianeta nell’ottica dei modelli alimentari sostenibili, i quali oltre ad essere adeguati dal punto di vista nutrizionale e a contribuire alla scelta di stili alimentari salutistici, devono avere un basso impatto sull’ambiente, devono essere rispettosi della biodiversità e degli ecosistemi, accessibili, culturalmente accettabili ed economicamente convenienti (1).  


Le nostre scelte alimentari hanno un impatto sulla nostra salute e allo stesso modo condizionano la qualità dell’ambiente che ci circonda. La presa di coscienza da parte dell’essere umano sull’impatto ambientale del cibo che mangiamo ha stimolato la discussione sull’importanza delle diete “sostenibili” che, preservando la salute dell’uomo, proteggano l’ecosistema (2). In quest’ottica, la sostenibilità nutrizionale si basa su alcuni cardini quali la preservazione della biodiversità, la sicurezza alimentare, il basso impatto ecologico del cibo, la “funzionalità” degli alimenti e la riduzione degli sprechi, rafforzando il concetto che la salute dell’essere umano non può essere svincolata dalla salute del pianeta (3).  


Uno degli aspetti più rilevanti e potenzialmente più preoccupanti nell’ottica della conservazione della salute ambientale è rappresentato dal danno causato dalla quantità di cibo prodotto e che non raggiunge la tavola del consumatore, cioè lo spreco alimentare (food waste) oppure dal cibo che si perde durante la coltivazione agricola, il raccolto e le trasformazioni industriali (food loss) creando una vera e propria filiera di spreco dal momento della raccolta fino al consumo. La FAO ha stimato come il volume globale di cibo sprecato è di circa 1.3 Gtonnellate, un numero impressionante soprattutto se confrontato con la produzione agricola totale, che è di circa 6 Gtonnellate. Per produrre tale cibo sono utilizzate risorse economiche ma soprattutto ambientali (es. acqua, terra etc.) che hanno un costo e che si traducono in un danno ambientale di proporzioni elevatissime anche e soprattutto per le alte emissioni di anidride carbonica (3).  


Nell’ottica dei rapporti tra nutrizione, benessere e salute, negli ultimi decenni nei Paesi occidentali si è osservato un incremento dell’incidenza delle patologie legate a stili alimentari sbilanciati e “insostenibili” quali le malattie cardiovascolari, il cancro, il diabete e l’obesità. Tali condizioni, spesso indotte da un’alimentazione ricca di cibi “stressogeni” ad alto contenuto energetico (4) rappresentano un danno non solo per la salute dell’individuo, ma anche un costo enorme per il pianeta, poiché tutte le risorse naturali impiegate per produrre quel cibo sono state miseramente sprecate.  

ECO-NUTRIZIONE PER LA SALUTE DELL’ESSERE UMANO E DEL PIANETA 

Al fine di valutare l’impatto ecologico dell’eccesso di cibo associato alla condizione obesigena abbiamo sviluppato un nuovo indice, lo Spreco Alimentare Metabolico (MFW), che valuta i chili di cibo ''sprecato'' associati ai kg in eccesso di una persona con problemi di sovrappeso o obesità oltre che il suo impatto ambientale in termini di emissioni di anidride carbonica, consumo di acqua e di terreno. Abbiamo valutato il consumo di cibi “obesigeni” (zuccheri, grassi di origine animale, alcolici, etc.) in sessanta soggetti sani sovrappeso o obesi e abbiamo espresso la quantità di cibo responsabile del loro sovrappeso come MFW e che è risultata essere pari a 5710 chili di peso per l’intero campione (63.1 kg/procapite e 127.2 kg/procapite rispettivamente per i soggetti sovrappeso e i soggetti obesi) con i prodotti di origine animale che erano i maggiori contributori all’MFW. Successivamente, utilizzando i dati dei Food Balance Sheets della FAO, abbiamo stimato lo spreco alimentare metabolico per la popolazione italiana in sovrappeso e obesa che è risultato essere di oltre 2 miliardi di chili di cibo (2.081 milioni), un consumo di acqua pari al 13% del volume del Lago di Garda, una quantità di emissioni di CO2 pari all’11,8% delle emissioni prodotte dalla produzione agricola in Italia e un consumo di terreno pari al 73% della superficie di Asia ed Africa (5). La ricerca per la prima volta ha quantificato l’”insostenibilità nutrizionale ed ecologica” dell’obesità, dando un’idea di quale sia l’enorme impatto dell’eccesso di peso anche sulla salute del Pianeta.  


In uno studio successivo abbiamo calcolato il MFW associato all’obesità a livello mondiale, sempre utilizzando la base di dati dei Food Balance Sheets FAO, che è risultato essere di circa 141 milioni di tonnellate di cibo sprecato. Tra le sette regioni FAO considerate, l’Europa e il Nord America/Oceania si sono caratterizzate per il maggiore spreco metabolico con 39 e 32 milioni di tonnellate di cibo sprecate. Seguono America Latina 20 milioni), Asia industrializzata (17 milioni), Nord Africa e Asia centrale e occidentale (14.5 milioni), Asia meridionale e sudorientale (12 milioni) e Africa sub sahariana (5 milioni) (6). I gruppi alimentari che contribuivano maggiormente al MFW per l’Europa e il Nord America/Oceania erano latte, uova e i latticini, seguiti dalla carne e dai cereali. Questo suggerisce come non sia scontato che la sola carne svolga un ruolo principale in un’ottica di impatto ecologico, ma che anche altri alimenti, principalmente di origine animale hanno un impatto importante.  


C'è da rilevare come il MFW valuti la situazione al momento, una sorta di fotografia della persona in un preciso momento della sua vita, anche se è chiaro che tutti i chili in eccesso si sono accumulati nel tempo. Nel futuro sarà importante valutare lo spreco alimentare metabolico con parametri legati allo stile di vita, all’ambiente, a parametri metabolici ed immunitari, in studi epidemiologici o d’intervento a lungo termine al fine di valutare come stili di vita e pattern alimentari o determinati interventi nutrizionali possano ridurre l’impatto ecologico dell’obesità, migliorando anche i parametri metabolici, cardiovascolari ed immunitari.  


In conclusione, la sfida dei prossimi anni per la comunità scientifica, sarà concentrata sulla capacità di ridurre in maniera considerevole lo spreco sia alimentare sia metabolico e il danno ambientale che ne deriva, e nell'orientare la popolazione verso scelte di conservazione ambientale attraverso un saggio, responsabile, funzionale e “sostenibile” utilizzo del cibo promuovendo la Salute dell’essere umano in sinergia con quella del Pianeta. 

L’IMPATTO ECOLOGICO DELL’OBESITÀ: LO SPRECO ALIMENTARE METABOLICO 

DONATO ANGELINO           MAURO SERAFINI

Fac. di Bioscienze e Tecnologie Agro-Alimentari e Ambientali, Università di Teramo | Italia

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