MIGLIORARE LA FOOD SUPPLY CHAIN SENZA DIMENTICARE L'EDUCAZIONE ANTI-SPRECO ALIMENTARE:

A CHE PUNTO È L'ITALIA?

Il mondo attuale si trova a dover fronteggiare due importanti sfide globali: garantire la sicurezza alimentare per tutta la popolazione mondiale (9,8 miliardi di persone previste nel 2050) (1) e limitare gli impatti del cambiamento climatico sull’ecosistema. All’interno del dibattito internazionale, le catene di approvvigionamento alimentare hanno acquisito negli ultimi decenni un ruolo fondamentale. Tale attenzione è nata dal fatto che la produzione alimentare è stata riconosciuta come la causa del 26% delle emissioni di gas effetto serra, del 70% dell’uso dell’acqua dolce, dell’utilizzo di metà di tutto il suolo coltivabile e del 78% dell’eutrofizzazione globale degli oceani e delle acque dolci (2). L’impatto maggiore inoltre viene ricollegato alla catena di produzione dei prodotti zootecnici, ma nonostante le campagne di sensibilizzazione sulla riduzione del consumo di tali prodotti, in media nel mondo all’anno si consumano 34,5 kg di carne a testa (in Italia 80kg/anno) (3). Il panorama generale si aggrava anche a causa delle perdite (food losses) lungo le fasi a monte della filiera agro-alimentare (produzione, post-raccolta e trasformazione) e degli sprechi (food waste) lungo le fasi a valle (distribuzione, vendita e consumo finale), in termini di cibo ancora utilizzabile per il consumo umano e di risorse naturali sprecate per la produzione. Si stima infatti che circa un quarto di tutte le colture alimentari mondiali venga perso o sprecato annualmente, pari a 1,46×10^15 kcal/anno, e che questo quantitativo sarebbe in grado di nutrire circa 1,9 miliardi di persone (4). In questo quadro il miglioramento dei processi produttivi dell’intera catena di approvvigionamento e la riduzione delle perdite e degli sprechi, si intrecciano nella visione di una filiera agro-alimentare maggiormente sostenibile ed a minimo impatto ambientale.

INTRODUZIONE

In linea con l’approvazione dell’Agenda 2030 da parte dell’Assemblea delle Nazioni Unite, nella quale è stato riconosciuto l’obiettivo di dimezzare gli sprechi alimentari a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori, e di ridurre le perdite lungo la catena di produzione, in Italia è stata promulgata la Legge 166/2016 (Legge Gadda) (5). Grazie alla Legge Gadda sono state introdotte una serie di regolamentazioni per la donazione e la distribuzione dei prodotti alimentari con il fine di solidarietà sociale, in modo da attuare il recupero di cibi ancora perfettamente commestibili. Tramite la legge sono state inoltre stanziate risorse economiche per promuovere progetti di ricerca, sviluppo di imballaggi smart, l’uso di doggy bag da parte dei ristoranti e la creazione di un “Tavolo per la lotta agli sprechi e per l’assistenza alimentare” a cui sono state affidate le attività di monitoraggio delle eccedenze e degli sprechi alimentari (6). Il tavolo prevede il coinvolgimento dei vari stakeholder della filiera agro-alimentare, dal settore primario ai consumatori, dalla componente politica e quella scientifica (7).

LA SITUAZIONE IN ITALIA 

Tra gli obiettivi della Legge 166/2016, che mirano a ridurre e a prevenire lo spreco, rientra con assoluta certezza quello riguardante l’istituzione dell’Osservatorio sulle eccedenze, sui recuperi e sugli sprechi alimentari, ad opera del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MiPAAF) e del centro per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea). In quanto entità tecnica ed indipendente, l’Osservatorio si è prefigurato il compito di raccogliere informazioni per quei settori della filiera alimentare con scarsità di dati in campo di eccedenze, perdite e sprechi alimentari. Allo stesso tempo, obiettivo non meno importante, è quello di sviluppare, in base ai dati e alle informazioni raccolte, campagne di sensibilizzazione ed attività di policy.

IL RUOLO DELL’OSSERVATORIO 

Fino ad ora, la maggior parte dei dati raccolti dall’Osservatorio si è incentrata sullo spreco alimentare domestico, che in Italia causa più del 60% degli sprechi (8). I risultati di una stessa indagine condotta nel 2018 (9) e nel 2021 (10) hanno evidenziato come, nonostante la principale fonte di spreco alimentare derivi sempre da categorie di prodotti freschi e quindi a maggiore deperibilità, come verdura e frutta fresca, pane, latte e yogurt, i quantitativi medi di spreco totale riportati da ogni famiglia abbiano visto un aumento sostanziale dal 2018 al 2021 (370g vs 480g). Un' ulteriore analisi sulla stessa tematica condotta nel 2020 (11), ha mostrato come i consumatori italiani siano maggiormente attenti al valore economico degli alimenti che acquistano e che tendono a sprecare meno prodotti con un alto valore di acquisto, come carne e pesce, rispetto a frutta e verdura, che avendo un costo basso vengono gettati di più. Inoltre, dal confronto dei risultati relativi ai comportamenti del consumatore verso lo spreco alimentare, tra l’indagine del 2018 e quella del 2021, è emerso come le difficoltà maggiormente riscontrate dagli italiani riguardino la concomitanza di eventi imprevisti, che ostacolano la pianificazione e la realizzazione dei pasti principali, con la successiva generazione di avanzi. Al contrario, in un altro studio dell’Osservatorio condotto nel periodo del lockdown, è emerso come l’80% degli intervistati sia in grado di consumare tutto il cibo cucinato, immagazzinare le eccedenze e gestire gli avanzi dei pasti (12).  

Un secondo focus di indagine dell’Osservatorio è stato quello relativo al settore primario (13), che seppur poco approfondito, ha portato ad interessanti risultati. Dalle interviste realizzate con le Organizzazioni dei Produttori (OP) su coltivazioni di kiwi, prugne, mele e pesche è emerso come i cambiamenti metereologici (86%), la presenza di parassiti o fitopatologie (64%) e i problemi legati alla forma e alla dimensione dei prodotti (61%) siano le principali cause che determinano l’originarsi delle eccedenze alimentari. A fronte di una generazione di surplus però, altrettante destinazioni delle stesse sono state identificate, come la redistribuzione umana (65%), la distillazione (41%) e il compostaggio (35%).  

Come ultima, ma non per importanza, attività dell’Osservatorio è doveroso riportare la realizzazione delle raccomandazioni contro lo spreco alimentare domestico realizzate per la Giornata delle Nutrizione 2019 (14), così come l’attività di divulgazione e disseminazione di risultati e contenuti scientifici tramite i canali social e tramite incontri in presenza con le fasce più giovani della popolazione (scuole).  

GLI ULTIMI DATI DELLA RICERCA 

Studiare e comprendere a fondo il fenomeno delle perdite e degli sprechi alimentari è sicuramente uno strumento utile in diversi campi. Innanzitutto ci aiuta a fare chiarezza sulle cause e sui determinati nei diversi settori della filiera, così come a quantificare e qualificare cosa viene gettato via maggiormente. Tutto ciò, si evolve nella successiva parte pratica, ossia quella di attuazione di interventi e politiche volte alla risoluzione o al miglioramento di questo problema. Interventi che, con lo scopo di arginare perdite e sprechi alimentari, possono migliorare l’efficienza dell’intera catena di approvvigionamento.

CONCLUSIONI

VITTORIA AURELI              FEDERICA GRANT
CREA – Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione | Italia

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