Gli affascinanti contrasti del fondotinta
tra colore, protezione e difesa
dalle radiazioni UV 

La sfida è stata lanciata. Correggere, migliorare, uniformare, illuminare ma soprattutto proteggere e prendersi cura della pelle: ecco il nuovo compito che il fondotinta deve assolvere. Sì, perché quando ci si incontra, quando ci si parla, ci si guarda in volto ed è piacevole poter osservare un viso curato e con un bel colorito: in fondo il viso è il principale mezzo di comunicazione non verbale che noi abbiamo. Attraverso molteplici e diversificate espressioni noi trasmettiamo agli altri le nostre emozioni, il nostro stato d’animo, consensi e dissensi.


Già da qualche anno si sta assistendo ad un’evoluzione nella texture di questo prodotto: dallo storico in crema sino ad arrivare a quello in gocce, dove i pigmenti fluttuano in una matrice così fluida che spesso la loro sedimentazione è pressoché inevitabile. Le ultime formulazioni presenti sul mercato sono sempre molto fluide ma con un upgrade che inquadra il fondotinta in una specifica visione che lo equipara allo skincare. Non diamo più carta bianca al fondotinta, non lo acquistiamo più solo ed esclusivamente scegliendo una sfumatura che si avvicini il più possibile al tono della nostra pelle. Il match formulativo quindi si fa più arduo, l’asticella si alza ogni volta di più perché le richieste del mercato (e quindi delle consumatrici e dei consumatori) diventano costantemente più specifiche, al limite del tecnico.


Le texture sono sempre più leggere, senza spessore, impalpabili ed evanescenti, spesso assimilate ad un effetto siero, ma con una coprenza perfetta ed omogenea per perfezionare la superficie del viso.


Per arrivare a questo traguardo le complicazioni formulative sono molteplici. Per esempio l’utilizzo di principi attivi in percentuali funzionali, che fanno assimilare il make up ad un prodotto di skin care, spesso sono causa di instabilità del fondotinta (separazioni ed affioramenti sono tra le problematiche più frequenti). Ma la sfida più importante è rappresentata dall’introduzione dei filtri UV per dare un quadro protettivo completo. Partiamo dal presupposto che, grazie alla presenza di pigmenti inorganici, il fondotinta possiede già un spf che potremmo definire “intrinseco”. Naturalmente il valore si aggira su livelli medi, in relazione alla percentuale più o meno elevata della fase colore, quindi per ottenere una protezione più alta si deve far ricorso all’inserimento dei filtri solari.


Il loro utilizzo nel fondotinta ha una lunga storia. Due sono le tipologie che si possono utilizzare, filtri chimici e fisici, e nessuna delle due è di facile introduzione in formula. I filtri chimici danno spesso pesantezza e una sensazione di untuosità, destabilizzano l’equilibrio delle due fasi (olio e acqua) e possono così creare affioramenti se non addirittura la “rottura” della formula.


I filtri fisici (biossido di titanio e ossido di zinco) hanno invece un comportamento diverso: essendo in polvere ed essendo bianchi possono creare antiestetiche striature o puntini chiari nel prodotto finito perché difficili da disperdere (soprattutto per quanto riguarda il biossido di titanio, nonostante sia sottoposto a micronizzazione).


Quindi se da un lato i filtri chimici, data la loro natura, sono in grado di formare un film sufficientemente omogeneo sulla pelle, i filtri fisici, come detto, sono più difficili da disperdere e quindi c’è la possibilità che non creino un film continuo in applicazione.


Per ovviare a questo inconveniente e valutare anche la possibilità di diminuire la loro percentuale in formula è possibile avvalersi dell’utilizzo di “booster” che grazie alla loro particolare struttura chimica sono in grado di potenziare la funzionalità dei filtri. In linea di massima si tratta di emollienti e/o polimeri con elevate capacità bagnanti e disperdenti delle polveri.


Quest’ultime infatti, per la loro struttura fisica, presentano spesso degli aggregati e degli agglomerati. I primi si formano perché le superfici piatte delle particelle primarie aderiscono fortemente tra di loro; sono relativamente piccoli ma molto difficili da rompere. Gli aggregati invece si formano quando le particelle primarie e gli aggregati si associano tra di loro a formare -strutture più grandi degli aggregati e non così strettamente adese. Per questo motivo sono più facilmente dissociabili.


Al fine di permettere ai filtri fisici di formare uno strato omogeneo e sottile in applicazione, e quindi svolgere al meglio la loro azione protettiva, è necessario rompere e separare gli agglomerati. Ciò è possibile appunto grazie all’inserimento in formula dei suddetti bagnanti che sono in grado di spezzare i legami tra le particelle, eliminare l’aria presente tra una particella e l’altra, facilitandone così la separazione e disgregazione durante la fase di lavorazione dell’emulsione. In via teorica ciò porterebbe anche alla possibilità di diminuire in formula la percentuale di filtro proprio perché l’aumento di bagnabilità ne ha aumentato l’efficienza. In questo modo è possibile rendere il fondotinta ancora più sicuro e ben tollerato in particolare dalle pelli più sensibili e delicate che però non vogliono rinunciare ad un tocco di colore.