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Moringa oleifera Lam.

BOTANICA & FITOCHIMICA

Moringa oleifera Lam. appartiene alla famiglia delle Moringaceae e, come già anticipato, è una pianta originaria delle pendici himalayane con un’ampia variabilità genetica e morfologica: si annoverano infatti circa 13 specie diverse diffuse sia in Africa (soprattutto Nigeria) che in India. Tale albero è costituito da un legno tenero caratterizzato da una crescita molto rapida e arriva a raggiungere anche 10-12m di altezza.


Presenta delle foglioline opposte, imparipennate composte e di forma ovoidale di colore verde chiaro che tendono a scurirsi con l’invecchiamento (7). Il colore dei fiori varia dal bianco al color crema e sono caratterizzati da un profumo molto intenso, mentre i frutti sono dei baccelli di colore verde che tendono al marrone con la maturazione e che, al loro interno, contengono dai 12 ai 35 semi, piccoli marroni e di forma sferica, ricoperti da una bordatura bianca a forma di barchetta (8).


Una peculiarità di moringa è quella di essere una specie molto resistente: è infatti in grado di adattarsi a climi tropicali e sub tropicali, secchi e umidi, a temperature che possono variare da 0°C a più di 30°C, a qualsiasi tipo di terreno e fino ad altitudini di 2000 m s.l.m. (9).


Tutte le parti della pianta sono ricche di nutrienti e di molecole di elevato interesse fitochimico ma, la porzione della pianta più utilizzata a scopi farmacologici è sicuramente quella aerea, in particolare le foglie, ricche di composti bioattivi quali proteine, minerali, β-carotene e composti antiossidanti.

Tra i principali costituenti sono presenti (10, 11):

UTILIZZO IN TERAPIA

L’etnobotanica, intesa come disciplina che indaga quelli che sono gli utilizzi tradizionali delle piante medicinali e la percezione che le varie società del mondo hanno di esse, ha sempre rappresentato un ottimo punto di partenza ed una grande fonte di ispirazione per lo sviluppo e la scoperta di nuovi farmaci e molecole farmacologicamente attive. Nelle regioni più povere della Terra, dove moringa rappresenta un’importantissima fonte di sostentamento, le popolazioni locali traggono benefici da ogni parte della pianta, sia a scopo alimentare che come rimedio curativo (12,, 13).

Dagli studi etnobotanici condotti nei diversi territori dove moringa cresce rigogliosa e viene utilizzata dalle popolazioni locali, a cominciare dall’India per spostarsi in Africa e in America latina, emergono diversi utilizzi per trattare diverse patologie e che spesso sono sovrapponibili nonostante le distanze tra i diversi territori (3, 12, 14).


I numerosi utilizzi legati alla tradizione e all’etnobotanica della specie hanno fatto sì che nel corso degli anni la comunità scientifica si interessasse molto a moringa, alla quale sono state attribuite numerose proprietà sulle quali si sono focalizzati i più recenti studi: dall’attività antiossidante all’antibatterica e ancora antifungina, antivirale, antinfiammatoria, immunomodulatoria, ipolipidemizzante, cicatrizzante, ipoglicemizzante e antitumorale (12, 13, 14).


Una recente revisione della letteratura ha sottolineato l’azione antibatterica di moringa e, sulla base dei risultati della ricerca, sono state delineate le potenzialità dell'estratto e della polvere di foglie di inibire la formazione di placca dentale, carie, rafforzare le gengive e mantenere la salute orale (13). I risultati di un recentissimo studio clinico randomizzato in doppio cieco, controllato con placebo, hanno mostrato che il consumo di 3 pastiglie/die contenenti estratto di foglie di moringa (437,58 mg/die) per 4 settimane, rispetto al placebo ha ridotto la gengivite e l’infiammazione orale nei soggetti fumatori arruolati (13, 14).

È stato inoltre notato che sia gli estratti acquosi che etanolici della pianta mostrano attività antimicrobica sia su Gram-positivi (Staphylococcus aureus ed Enterococcus faecalis) che su Gram-negativi (Escherichia coli, Salmonella, Pseudomonas aeruginosa, Vibrio parahaemolyticus e Aeromonas caviae) (14).


Particolare interesse è rivolto all’azione ipoglicemizzante delle foglie di moringa, che è stata associata al loro contenuto di fibre e alla presenza di flavonoidi e acidi fenolici, i quali agiscono attraverso diversi meccanismi ed in maniera sinergica con tutto il fitocomplesso. Esperimenti in vitro hanno dimostrato che queste molecole inibiscono l'attività dell'α-amilasi pancreatica e dell'α-glucosidasi intestinale, diminuendo l'assorbimento intestinale del glucosio, riducendo così il rischio di sviluppare diabete mellito e migliorando i livelli di glucosio nei pazienti pre-diabetici e diabetici. Inoltre, grazie all'elevato contenuto di composti polifenolici, le foglie di moringa possiedono una notevole attività antiossidante, che può prevenire e proteggere le cellule pancreatiche dallo stress ossidativo associato allo stato iperglicemico. Altri possibili meccanismi legati all’azione ipoglicemizzante di moringa, che sono stati evidenziati da studi su modelli animali, oltre all’aumento della secrezione e della sensibilità all’insulina, riguardano l’aumento della captazione di glucosio nei muscoli e nel fegato, l’inibizione dell’assorbimento del glucosio a livello intestinale e la diminuzione della gluconeogenesi nel fegato (12, 14).


Sull’attività ipoglicemizzante e antidiabetica delle foglie di moringa sono stati effettuati alcuni studi clinici sull’uomo, i quali però presentano notevoli limitazioni: scarso numero di soggetti coinvolti, notevole variabilità dei prodotti e dei metodi di somministrazione (estratti, polvere in capsule o compresse, come infuso oppure incorporata negli alimenti) e delle dosi utilizzate (12, 13, 14).

Anche alcuni effetti a livello tumorale sono stati indagati e, a seguito di alcuni studi in vitro, è stato notato che sia estratti acquosi che alcolici di foglie e corteccia di moringa, sono in grado di inibire o comunque di rallentare in maniera significativa, la crescita di cellule tumorali polmonari (15), pancreatiche, colon-rettali e del seno, attività che sembra essere strettamente legata alla presenza degli isotiocianati (14).

A livello cardiovascolare sono stati notati effetti protettivi da parte dell’estratto secco di foglie di moringa contro l’infarto del miocardio indotto su ratti con isoprotenerolo; si è visto che gli effetti antiossidanti delle foglie sono stati in grado di prevenire la perossidazione lipidica e di proteggere l’organismo dai danni del farmaco utilizzato (16).

Ovviamente anche i processi flogistici legati alle patologie sopra descritti sono stati e continuano ad essere indagati e, sotto questo punto di vista, tutte le parti della pianta sembrano avere una buona attività antinfiammatoria: sia semi che gli estratti di radice di moringa hanno mostrato la capacità di inibire la produzione di citochine pro-infiammatorie come TNF-α, IL-6 e IL-1β, delle specie reattive dell’ossigeno (ROS) e dell’ossido nitrico (NO) (14).


Sulla base dei diversi studi sull’uomo in cui sono stati utilizzati derivati ed estratti di moringa non sono state evidenziate reazioni particolarmente negative o tossiche, perciò il loro utilizzo può essere ritenuto sostanzialmente sicuro. Nelle diverse parti della pianta sono presenti alcune sostanze, in particolare alcaloidi, che possono dare effetti indesiderati a livello neurologico se assunte in dosi elevate. Dosi eccessive o l’assunzione prolungata potrebbero portare alla comparsa di effetti lassativi (12, 13, 14).

Ad ora però gli studi presenti in letteratura non sono ancora in grado di chiarire del tutto i meccanismi d’azione e gli effetti farmacologici di moringa, in quanto nella maggior parte dei casi si tratta solo di studi in vitro oppure, una stessa attività, viene testata utilizzando diverse parti della pianta, diversi tipi di estratto o diverse concentrazioni: manca quindi una uniformità sperimentale che solo futuri e necessari studi potranno essere in grado di raggiungere.


BEAUTY

Come abbiamo visto, già nelle civiltà più antiche gli utilizzi BEAUTY e NUTRA di questa specie erano ben noti. L’abbondanza di molecole biologicamente attive che contiene al suo interno ne conferiscono molteplici proprietà e ne permettono dunque l’utilizzo in diversi settori. Per questo, dalla sua introduzione in Italia, il settore nutraceutico in particolare ha investito particolare interesse in moringa, facendola rientrare in quella categoria di alimenti denominata “superfoods”.

Ad oggi, foglie, semi e olio di Moringa oleifera sono presenti nella lista ministeriale delle sostanze e preparazioni vegetali ammesse negli integratori alimentari (13, 17).

M. oleifera Lam. trova largo impiego nella cosmetica, in particolar modo per la cura della pelle e dei capelli. Nella “valle del Nilo”, oltre agli utilizzi in profumeria, era già nota per la sua capacità di combattere le infezioni cutanee e migliorare l’elasticità della pelle. In Nicaragua e in Guatemala, le foglie di moringa vengono tutt’ora utilizzate tradizionalmente per trattare le piaghe mentre il suo olio viene utilizzato per varie malattie della pelle. L’olio di Behen, che per l’appunto si ricava dalla spremitura dei semi come inizialmente si accennava, è particolarmente ricco di potenti antiossidanti come tocoferolo e steroli, di acido oleico (dal 65 al 78%) che conferisce proprietà emollienti e di ripristino dell’idratazione, acido stearico, palmitico e behenico, ultimo dei quali responsabile del nome (18).


Importantissime a livello cutaneo sono le sue proprietà di protezione dall’ossidazione, soprattutto da radicali liberi, e di prevenzione delle alterazioni a carico del DNA: queste spesso sono dovute all’esposizione ai raggi UV, alle polveri sottili e ai metalli pesanti, e possono rappresentare i fenomeni che causano diverse problematiche, tra cui rughe, l’assottigliamento della barriera protettiva e, nei casi più gravi, cancro della pelle(19). Il suo fitocomplesso, ricco di flavonoidi e acidi fenolici, risulta inoltre anche in grado di aumentare il volume e la morbidezza della pelle, rallentando di conseguenza l’invecchiamento cutaneo grazie ad un effetto rimpolpante e rinvigorente (18, 20). Una crema contenente il 3% di Moringa oleifera è in grado di rivitalizzare il viso dopo poche applicazioni (21). Le creme contenenti l’olio di moringa oltre ad essere ricche di principi attivi, non aumentano l’oleosità delle stesse e risultano essere spalmabili senza difficoltà e senza lasciare mani oleose.


L’elevata concentrazione di proteine, aminoacidi, steroli, oligosaccaridi e polisaccaridi contribuiscono a mantenere alta l’idratazione della pelle sia direttamente che indirettamente, formando un film sulla superficie cutanea con la conseguente riduzione della perdita di acqua. In caso di dermatiti atopiche e di una pelle particolarmente acneica, è capace di ridurre significativamente le imperfezioni cutanee. La niazimicina e gli isotiocianati contenuti nella pianta hanno mostrato questa attività in vitro, essenziale per poter migliorare le macchie e i difetti di una cute particolarmente grassa e acneica. Anche a livello del cuoio capelluto risulta utile per contrastare la forfora e la sua formazione, mantenendo idratato lo stesso e arricchendolo di sostanze nutritive. L’elevata concentrazione di vitamina E lo rende un ottimo coadiuvante per rinforzare il fusto del capello (22).


La potente attività antibatterica sulla pelle è invece attribuibile al suo contenuto di isotiocianati, glucosinolati aromatici, in grado di inibire i batteri responsabili dell’acne e della forfora. Il suo olio è anche utile come deodorante in quanto neutralizza gli odori ed esplica un forte potere battericida e, infine, alcuni studi hanno valutato positivamente la anche la capacità di guarigione delle ferite (20).

Gli innumerevoli benefici e miglioramenti che moringa è in grado di apportare a livello cosmetico e la sua ottima profumazione, hanno permesso di includere questa specie, e in particolare il suo olio, in diverse formulazioni (23):

  • Burro corpo
  • Lozione per il corpo
  • Doccia gel
  • Spray corpo profumato
  • Shampoo
  • Spray capelli
  • Balsamo
  • Esfoliante corpo
  • Crema mani
  • Eau de tollette
  • Sapone
  • Olio corpo
  • Gel igienizzante mani

In conclusione, “l’albero della vita” rappresenta un concentrato di vitalità e nutrimento della pelle agendo su diversi fattori e diversi tipi di pelle, dalla grassa alla mista, a quella particolarmente secca e segnata dall’età.

NUTRA

Rappresentando una grandissima risorsa alimentare nei paesi caratterizzati dalla malnutrizione ed essendo annoverata tra i superfoods, M. oleifera Lam. risulta uno dei principali protagonisti del settore nutraceutico odierno. Infatti, contiene alte percentuali in proteine, acidi grassi, vitamine (A, B, C, D, E, K), minerali (calcio, ferro, potassio, magnesio), fenoli, steroli vegetali, flavonoidi, isotiocianati, che risultano essere molto più elevate di quelle di alimenti, anche di origine animale, normalmente presi come riferimenti nutrizionali.


Nonostante l’interesse sempre maggiore degli studiosi, la sua sicurezza di impiego (se, ovviamente, utilizzata nelle dosi raccomandate) e il suo promettente potenziale, ad oggi, non esistono farmaci registrati a base di moringa, e le sue preparazioni vengono dunque utilizzate con finalità alimentari, nutraceutiche e cosmetiche.


L’assunzione corretta di integratori a base di moringa conferisce supporto al sistema immunitario, regola i livelli di ormoni nel sangue, diminuisce gli stati infiammatori e lo stress ossidativo cellulare, favorisce la digestione e tiene sotto controllo i livelli di glicemia ematici.


A conferire le già discusse attività ipocolesterolemizzanti ed ipoglicemizzanti, risulta essere, sinergicamente a tutto il fitocomplesso, la componente polifenolica, rappresentata in particolare da quercetina e dall’acido clorogenico (24). In pazienti diabetici trattati con l’estratto metanolico di moringa, alcuni studi hanno dimostrato che lo stress ossidativo, l’iperglicemia ematica e la perossidazione lipidica causati dalla malattia erano notevolmente diminuiti con un aumento inversamente proporzionale di stato antiossidante dell’organismo (25).

Durante la gravidanza, il suo utilizzo apporta benefici al microcircolo, dando sollievo dal gonfiore tipico delle gambe. Durante l’allattamento, invece, il consumo regolare di questa pianta può permettere di aumentare la quantità di latte prodotto di circa il 30%.

È ovviamente bene portare attenzione al tipo di estratto che si utilizza: infatti, l’estratto di radice di moringa, ha dimostrato avere effetti abortivi, e pertanto ne è vietato l’utilizzo.

L’apporto energetico in combinazione con la capacità di aumentare la soglia dello stress, fanno degli integratori a base di moringa, degli ottimi alleati degli sportivi: soprattutto a livello agonistico, ma anche chi è sottoposto a periodi di grande affaticamento e stanchezza, dovrebbe assumere 2-3 cucchiaini di polvere o 4 capsule al giorno prima dei pasti principali, necessarie per soddisfare il fabbisogno di vitamine, sali minerali e proteine, aumentando i rendimenti e le prestazioni. Gli studi clinici descrivono i benefici di questo integratore per dosaggi compresi tra i 420 mg e 2 g giornalieri (26).

Come antinfiammatorio, invece, si consiglia un dosaggio di 3 grammi/die per almeno 3 settimane. Viene consigliata soprattutto nel trattamento di asma, artrite e gastrite.

La Moringa viene utilizzata anche nell’ambito delle diete, per stimolare il consumo dei grassi e frenare gli attacchi di fame. Si consiglia di assumere 2-3 capsule al giorno 10-30 minuti prima dei pasti.


In commercio, oltre alle foglie essiccate e sminuzzate per preparare infusi e alla polvere di foglie sfusa, si trovano diversi integratori in capsule o compresse. Per questi prodotti le dosi giornaliere consigliate variano da 1800 a 3600 mg per quelli contenenti la polvere di foglie, mentre per quelli a base di estratti ottenuti dalle foglie o dai semi la dose varia da 200 a circa 1000 mg (12, 13). In generale, il dosaggio massimo giornaliero è di 6 grammi, ed il trattamento non deve avere durata di oltre 3 settimane.

Se assunta in quantità eccessive, la Moringa potrebbe causare problemi di natura gastroenterica quali nausea, dolori addominali, diarrea e acidità di stomaco.

Anche in questo caso, purtroppo, le evidenze cliniche sono ancora limitate, soprattutto perchè mancano estratti di buona qualità, titolati e standardizzati. In Italia le preparazioni diverse dai semi e dall’olio di moringa sono state autorizzate solo dal 2014, e da allora non vi sono ancora estratti secchi o liquidi disponibili, ma si ricorre all’utilizzo di foglie polverizzate. Inoltre, il suo contenuto in attivi, la rende una materia prima molto delicata da lavorare (27). 


Lo sapevi che…

  • Oltre ai suoi usi alimentari, moringa viene utilizzata anche come potenziatore della crescita delle piante nella pratica del “sovescio”, pratica agronomica che consiste nell’interrare apposite colture per incrementare o mantenere la fertilità del terreno e prepararlo ad ospitare la successiva coltura: infatti, grazie alla presenza (soprattutto in foglie e semi) di un ormone vegetale che stimola la crescita come la zeatina, moringa è in grado di stimolare la divisione cellulare e incrementare la formazione dei germogli della specie coltivata. Inoltre, l’abbondante apporto proteico che giunge al terreno sovesciato aumenta la concentrazione di nitrati, indispensabile alle piante per la produzione di clorofilla, proteine, acidi nucleici e aminoacidi.
  • Semi e foglie vengono aggiunti al mangime animale (10% del peso totale) soprattutto nei paesi dove il cibo scarseggia anche per le persone, rappresentando un importante fortificante per mangimi.
  • Per la crescente richiesta di energia e per i problemi ambientali associati all’utilizzo dei combustili fossili (contenenti zolfo e composti aromatici), si stanno sperimentando da anni carburanti alternativi tra cui i semi di moringa. Hanno un alto contenuto di olio che può essere utilizzato dopo un processo di transesterificazione ed essere usato come biodiesel. Si pensa che in futuro ciò possa essere un’alternativa economica, soprattutto in quei paesi dove non c’è accesso al petrolio (13).

Come abbiamo visto, già nelle civiltà più antiche gli utilizzi BEAUTY e NUTRA di questa specie erano ben noti. L’abbondanza di molecole biologicamente attive che contiene al suo interno ne conferiscono molteplici proprietà e ne permettono dunque l’utilizzo in diversi settori. Per questo, dalla sua introduzione in Italia, il settore nutraceutico in particolare ha investito particolare interesse in moringa, facendola rientrare in quella categoria di alimenti denominata “superfoods”.

Ad oggi, foglie, semi e olio di Moringa oleifera sono presenti nella lista ministeriale delle sostanze e preparazioni vegetali ammesse negli integratori alimentari (13, 17).

UTILIZZO A TAVOLA

Sconosciuta ai più e sicuramente non presente, almeno di “routine”, sulle tavole delle società più sviluppate, che la si voglia chiamare “albero delle bacchette”, “albero del rafano” o “albero della vita”, Moringa oleifera Lam. è una pianta il cui consumo, soprattutto nelle civiltà più povere, rappresenta molto più che un semplice alimento.


Originaria della regione sub-himalayana e dell’India settentrionale, moringa si è poi espansa a cavallo della linea equatoriale, passando per l’Africa e raggiungendo le Americhe. La sua diffusione per tutto il continente la si deve soprattutto al colonialismo operato dalla Gran Bretagna che, dopo aver conquistato le Indie tra 1600 e 1800, importò la specie, prettamente a scopo ornamentale, nelle colonie africane e del “nuovo mondo” tra 1800 e 1900. La sua fama ha però radici molto più antiche: era infatti già ben nota nel Mediterraneo ai tempi degli antichi Egizi, dei Romani e dei Greci, i quali conoscevano e utilizzavano moringa soprattutto in profumeria, per via del pregiato olio che si ricava dalla spremitura dei semi, ossia “l’olio di Behen o di Ben” (il quale verrà approfondito nei successivi paragrafi). Diverso il discorso riguardo il suo impego nella penisola indiana: qui infatti ci sono testimonianze storiche risalenti intorno al 2000 a.C. dove moringa veniva utilizzata come medicinale. Proprio dall’India emergono le prime testimonianze riguardanti l’utilizzo a tavola di moringa: esistono fonti secondo le quali, a partire dal 150 a.C., re e regine indiani consumavano foglie e baccelli mangiati freschi o le foglie utilizzate per la preparazione di tisane, traendone benefici per la salute mentale e nella dieta nonostante.

È storicamente riportato che Alessandro Magno, durante l’espansione macedone verso oriente, si “scontrò con Moringa”: era infatti abitudine dei guerrieri della famiglia Maruya, al tempo regnanti sulla penisola indiana e descritti dagli storici romani come «uomini di resistenza e valore, che avevano bisogno di poche ore di sonno e che si ammalavano molto raramente», assumere e integrare nella loro dieta estratti di moringa che dava loro forza e sollievo da stress e dolore. Questi furono in grado di fermare le truppe macedoni per circa 60 battaglie nel corso di due anni (1, 2).


Contrariamente all’Italia il suo uso alimentare è ampiamente diffuso in diverse parti del mondo. I numerosi benefici legati al suo fitocomplesso e, in particolare, al suo alto contenuto proteico vengono sfruttati attraverso preparati tradizionali e di interesse etnobotanico, soprattutto in quei paesi poveri dove il cibo può rappresentare una discriminante tra vita e morte. In alcune regioni africane viene utilizzata la farina ottenuta dalla macinazione dei semi (ma anche delle foglie, dei baccelli o della radice) la quale viene aggiunta ai pasti destinati alle persone più deboli come bambini, donne incinta o in fase di allattamento, anziani e malati (3); l’utilizzo alimentare di moringa e molto ben documentato in letteratura e anche la FAO ne incentiva l’utilizzo.


Ad oggi, sulle nostre tavole, le foglie e i baccelli vengono spesso utilizzati per la preparazione di insalate o di zuppe mentre i fiori vengono cotti o fritti per essere serviti come accompagnamento di altri piatti. L’olio ricavato dalla spremitura dei semi risulta essere anche ottimo da utilizzare per la frittura in quanto molto più stabile al calore e all’ossidazione rispetto ad altri, come l’olio di arachidi. La farina dei semi, che possono anche essere mangiati freschi o bolliti, viene spesso utilizzata in piccole percentuali per la preparazione di impasti (pizza, pane, torte e biscotti). Riguardo quest’ultimo aspetto è stato notato dai ricercatori che una miscela di farina di grano (70%) e moringa (30%) presenta un contenuto proteico aumentato quasi del 50% rispetto quella composta dal solo grano, oltre ad un aumento significativo di altri nutrienti, tra cui fibre, ferro, zinco e calcio, con gli unici elementi negativi che potrebbero essere rappresentati da un alto contenuto lipidico e dal sapore leggermente amaro, caratteristico di moringa (4, 5).


Inoltre, sempre la farina dei semi viene anche utilizzata per la potabilizzazione dell’acqua, soprattutto nelle regioni più povere, dove l’accesso all’acqua potabile risulta ancora oggi una problematica non di poco conto e che causa ogni anno milioni di morti per intossicazioni, altro aspetto alimentare di fondamentale importanza che va a giustificare a tutto tondo l’appellativo di “albero della vita”. La polvere ottenuta dai semi, aggiunta all’acqua da potabilizzare seguendo un preciso procedimento, contiene infatti al suo interno delle proteine con carica positiva che sono in grado di legare le particelle con carica negativa presenti sugli agenti tossici dell’acqua come batteri, argille e tossine. Questo determina i fenomeni della flocculazione e della precipitazione, permettendo l’allontanamento del 90-99,9% dei contaminanti presenti e la potabilizzazione dell’acqua trattata (6).

Regioni dove M. oleifera Lam. prospera

In questa immagine:

a sinistra acqua contaminata trattata con farina di semi di Moringa oleifera Lam., a destra senza trattamento