PER STARE BENE,

NON FERMARTI!

La sarcopenia è un disturbo del muscolo scheletrico progressivo e generalizzato associato ad un aumento del rischio di conseguenze avverse, fra cui cadute, fratture, disabilità fisica e mortalità. Benché possa verificarsi anche in età relativamente giovane, si tratta di una condizione comunemente correlata all’invecchiamento, che interessa l’11% degli uomini e il 9% delle donne con più di 60 anni d’età. (1, 2, 3)


Le maggiori società scientifiche coinvolte nella diagnosi e nel trattamento della sarcopenia promuovono lo sviluppo di nuovi e sempre più efficaci protocolli di diagnosi e incoraggiano le iniziative di ricerca a riguardo. Lo scopo è quello di prevenire o ritardare nel tempo l’insorgenza delle conseguenze negative della malattia nel paziente e ridurre il burden sui servizi sanitari. (1, 4, 5, 6)

    INTRODUZIONE

    Il trofismo muscolare è il risultato dell’azione combinata di numerosi stimoli metabolici, sia di tipo anabolico (legati alla pratica di attività fisica e alla secrezione di insulina, testosterone, adrenalina e Growth Hormone, GH) che catabolico (dovuti alla produzione di glucagone, catecolamine, citochine, nonché ad allenamenti particolarmente intensi). La prevalenza degli stimoli catabolici determina la comparsa della sarcopenia, una condizione che si verifica fisiologicamente con l’invecchiamento. (4, 5)


    Esistono, inoltre, fattori di rischio che possono predisporre all’impoverimento della massa muscolare, quali la riduzione dei livelli degli ormoni sessuali e del GH, gli stati di infiammazione (che comportano un aumento del rilascio di citochine e un’alterazione del potenziale ossidoriduttivo cellulare), le anomalie neuromuscolari, l’inattività fisica e la malnutrizione (in particolare se correlata a deficit protidico). (4, 5)


    Alcuni farmaci, infine, sono noti per la loro attività di promozione della deposizione o del riassorbimento di massa muscolare: alla prima categoria appartengono gli ACE-inibitori, le incretine, l’allopurinolo e la vitamina D, mentre alla seconda le statine e le sulfaniluree. (4, 5)


    I FATTORI CHE AGISCONO SUL RIMODELLAMENTO MUSCOLARE

    MONICA TORRIANI

    Consulente scientifica | Italia

    Bio...

    La caratteristica chiave della sarcopenia consiste nella riduzione della forza muscolare, espressa dalla riduzione sia della quantità che della qualità del muscolo. Per la sua maggiore predittività, tale parametro ha sostituito la riduzione della massa muscolare quale elemento diagnostico principale della patologia. L’individuazione di nuovi e più precisi criteri diagnostici ha reso mediamente più precoci il riconoscimento della patologia e l’istituzione di un trattamento terapeutico. (1, 7, 8, 9, 10)


    La performance fisica rappresenta, in questo quadro, il parametro di riferimento per la definizione della gravità della condizione. Una performance scadente è considerata predittiva di un’evoluzione rapida. (1)


    Permane tuttavia, in generale, una certa difficoltà nella misurazione di tali parametri e nella valutazione dell’efficacia degli interventi terapeutici. A questo scopo, l’algoritmo messo a punto dallo European Working Group on Sarcopenia in Older People (EWGSOP) risulta essere il più utilizzato sia nei contesti di ricerca che nella pratica clinica. (1, 7, 8, 9, 10)

    CRITERI DIAGNOSTICI PREDITTIVI ED EFFICIENTI

    Le alterazioni rilevabili nel muscolo del paziente con sarcopenia sono di tipo sia quantitativo che qualitativo e riguardano la sua architettura e la sua composizione, a livello macroscopico e microscopico.


    I danni che tale condizione comporta e le patologie ad essa correlate, in gran parte legate all’invecchiamento, non si limitano a coinvolgere le fibre muscolari, ma interessano tutto l’organismo. Tuttavia, a causa di fenomeni quali l’ampia variabilità dei fattori in gioco, i dati a riguardo non sono sempre concordanti. Solo di recente, infatti, si è fatta luce sull’influenza delle caratteristiche genetiche dei singoli sottogruppi di popolazione arruolati negli studi sulla risposta sia alla sarcopenia che alle iniziative terapeutiche intraprese.


    In generale, tuttavia, fra i rischi a cui l’impoverimento del muscolo espone il singolo individuo, i principali sono rappresentati da rischio di caduta e frattura, limitazione dell’autonomia individuale, associazione con la patologia cardiovascolare e respiratoria e con il declino cognitivo, insorgenza di disturbi della mobilità e generale effetto di impoverimento della qualità di vita e di aumento della mortalità. (1, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17)


    Sussiste, inoltre, un aggravio nella spesa pubblica legato all’aumento del numero e della frequenza delle ospedalizzazioni e dei costi associati alla degenza: le stime mostrano come la spesa associata all’assistenza per i pazienti sarcopenici ricoverati sia più di 5 volte maggiore rispetto a quella dei pazienti non sarcopenici. (1, 4)


    NON SOLO RIPERCUSSIONI PERSONALI 

    L’attività fisica è comunemente definita come un’attività il cui svolgimento richiede più energia rispetto alla condizione di riposo. Come tale, comprende azioni quali l’esercizio fisico, le attività di potenziamento muscolare, la camminata e il giardinaggio.


    Si tratta di un presidio ormai, da molti punti di vista, considerato un intervento terapeutico al pari di un farmaco, in particolare ai fini della prevenzione e della gestione delle condizioni associate all’invecchiamento. La medesima correlazione viene dimostrata anche per la sarcopenia. (2, 18)


    Diverse tipologie di esercizio fisico vengono prese in considerazione per il loro effetto nel contrasto alle alterazioni muscolari: dall’allenamento di resistenza al training della forza, ai programmi misti, oltre all’impiego di pedane vibranti (whole-body vibration). Dagli studi emerge che il training di resistenza costituisce l’intervento più efficace nel miglioramento della forza muscolare e della performance fisica nell’anziano, da solo o combinato con la supplementazione alimentare (2, 18)


    Le evidenze emerse supportano, in generale, la raccomandazione delle società scientifiche all’attività fisica regolare, sia essa di tipo occupazionale, sportiva aerobica e di potenziamento muscolare, essenziale per invecchiare in salute e, nello specifico, per prevenire il deterioramento muscolare. (7, 19)

    PURCHÉ CI SI MUOVA…

    La strategia dietetica è duplice e consiste nella stimolazione, da un lato, della sintesi proteica e, dall’altro, dall’inibizione del turnover delle proteine. Altri punti su cui occorre agire sono il miglioramento della funzione mitocondriale e la riduzione dell’infiammazione. (20)


    Mentre il consenso intorno all’importanza della nutrizione e dell’esercizio fisico nel ritardare l’esordio della sarcopenia e nel prevenire l’insorgenza delle conseguenze è generale, i dati che emergono dagli studi non sempre concordano fra loro. La ragione potrebbe essere rappresentata, ancora una volta, dalla variabilità delle abitudini alimentari e delle caratteristiche genetiche dei gruppi di popolazione studiati, anche in termini di eterogeneità nella risposta ai diversi nutrienti bioattivi. (2)


    In generale, un elevato apporto proteico proveniente dalla dieta (≥1,0 g/kg/dì) è associato a un miglioramento nella performance fisica nell’anziano. Vi sono evidenze a supporto della raccomandazione all’introduzione di almeno 1,2 g/kg/dì di proteine al fine di mantenere una funzione muscolare ottimale. L’integrazione di 1,5 g/kg/dì di proteine del siero del latte per 12 settimane aumenta significativamente parametri quali la massa muscolare scheletrica e l’indice di massa muscolare scheletrica e migliora l’andatura nell’anziano fragile a rischio di malnutrizione, rispetto alla supplementazione con 0,8 g/kg/dì e 1,2 g/kg/dì. (2, 21, 22)


    Anche la distribuzione dell’intake proteico nel corso della giornata ha ripercussioni sulla proteostasi e sull’aumento della forza muscolare. Sotto questo profilo, è consigliabile che ogni pasto fornisca 20-30 grammi di proteine, allo scopo di raggiungere la massima stimolazione della velocità di sintesi frazionale (FSR) del muscolo. L’aumento dell’apporto proteico, in particolare a colazione e a pranzo, contribuisce ad alleviare la perdita muscolare. (2, 21, 22, 23, 24)


    Infine, specifici aminoacidi (come la leucina) e altri nutrienti (ad esempio la vitamina D e gli acidi grassi polinsaturi omega-3 a lunga catena) giocano un ruolo importante nella prevenzione e nella gestione della sarcopenia, attraverso la regolazione del miRNA e la conseguente promozione dell’anabolismo proteico e dell’attenuazione dell’atrofia muscolare (25, 26, 27, 28)


    PIÙ PROTEINE E BEN DISTRIBUITE

    Gli aspetti che supportano lo sviluppo di specifiche strategie di integrazione alimentare nel paziente sarcopenico o a rischio di sarcopenia sono numerosi.


    In primo luogo, la sarcopenia riconosce fra le sue cause un impoverimento dell’alimentazione nell’anziano, aspetto nei confronti del quale la supplementazione agisce come strumento di prima scelta. Un secondo punto di interesse è quello rappresentato dal carico economico sulla Sanità pubblica che tale condizione comporta, anche a causa della particolare congiuntura demografica che caratterizza la nostra epoca. Tale burden giustifica investimenti nella messa a punto di strategie preventive, in particolare dirette alla correzione dei comportamenti alimentari e agli interventi integrativi. (2)


    Inoltre, la comunità scientifica ha dimostrato che la sarcopenia raggiunge la massima incidenza nella popolazione anziana ma affonda le sue radici in età più giovane, riconoscendo un certo numero di cause aggiuntive, fra cui eventuali patologie copresenti, inattività e malnutrizione. Ciò lascia supporre che, individuando i soggetti a rischio, si possano realizzare campagne di prevenzione personalizzate correlate, in casi specifici, ad una supplementazione alimentare tailor-made. (1)


    Per massimizzare l’efficacia della supplementazione, tuttavia, occorre considerare più scrupolosamente l’ampia variabilità interindividuale nelle espressioni della condizione e nella risposta alle iniziative terapeutiche dei diversi sottogruppi di popolazione. (2)

    OPPORTUNITÀ E LIMITI DELLE STRATEGIE DI INTEGRAZIONE ALIMENTARE

    Riferimenti bibliografici

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    NUTRIENTI & ATTIVITÀ FISICA