I NOOTROPI

VEGETALI

LE SFIDE ALLE NOSTRE FUNZIONI COGNITIVE

Le sfide quotidiane impongono un carico continuo ai sistemi attentivi e di memoria. Non è solo questione di patologie conclamate o di invecchiamento: anche in soggetti giovani e in buona salute, la somma di stress psico-fisico, sedentarietà, alimentazione disordinata e scarsa igiene del sonno può tradursi in stanchezza mentale, calo della lucidità, difficoltà a memorizzare. Una riduzione delle prestazioni non dovuta a un danno strutturale, bensì a fattori dinamici e reversibili rientra nel quadro dell’impairment cognitivo funzionale (ICF). Ne consegue che parlare di calo di memoria o di attenzione non significa automaticamente parlare di malattia o condizione clinica rilevante, come nel caso dell’impairment cognitivo lieve (MCI) o della demenza (1).


Quando il cervello lavora sotto stress prolungato, entrano in gioco diversi meccanismi biologici che influenzano la neurotrasmissione in aree chiave come ippocampo, corteccia e amigdala. Lo stress può ridurre l’efficienza della trasmissione colinergica (acetilcolina, ACh), cruciale per attenzione e memoria, e alterare in modo transitorio la modulazione glutammatergica mediata dai recettori NMDA, fondamentali per la plasticità sinaptica. Anche la neurotrasmissione noradrenergica e i meccanismi di segnalazione intracellulare, compreso il metabolismo del calcio, risultano modulati da condizioni di stress cronico, con un impatto negativo sulla vigilanza e sulla capacità di memorizzare nuove informazioni (2).


Il sovraccarico mentale, come già ampiamente descritto per molte forme di stress, può inoltre aumentare la produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e modulare la risposta infiammatoria cerebrale. Questi fenomeni, se prolungati, riducono l’efficienza sinaptica, favoriscono disfunzioni mitocondriali e contribuiscono a un quadro di “neuroinflammaging” (3).


Infine, è importante considerare il ruolo del microcircolo: una ridotta perfusione o un’inefficiente autoregolazione vascolare possono limitare l’apporto ottimale di ossigeno e glucosio ai tessuti nervosi (4).

Tabella 1. Principali alterazioni biochimiche e cliniche associate all’impairment cognitivo non patologico.

Queste alterazioni sono inizialmente lievi, solo funzionali e reversibili, ma a causa dell’invecchiamento e l’insorgenza di altre condizioni rilevanti dal punto di vista clinico, possono comportare modificazioni della struttura neuronale e vascolare e possono portare ad un impairment cognitivo clinicamente rilevante che può progredire fino alla demenza.

Figura 1. Possibile evoluzione dell’impairment cognitivo: dal funzionale reversibile alla demenza. ADL: activities of daily living.

La neuroprotezione diventa allora un concetto operativo per poter preservare o ripristinare le condizioni che permettono al cervello di lavorare bene. In questa cornice, quattro assi d’azione sono particolarmente rilevanti come ottimizzare la neurotrasmissione, ridurre stress ossidativo e neuroinfiammazione, supportare il microcircolo, prevenire l’apoptosi e sostenere la plasticità sinaptica.


È su questi meccanismi che si innestano diversi livelli di gestione della salute delle nostre funzioni cognitive, che iniziano dall’attività fisica regolare, il sano relax, l’igiene del sonno, l’alimentazione equilibrata e l’allenamento mentale (5).


Nelle condizioni patologiche diagnosticate si ricorre invece a farmaci che agiscono su sistemi chiave: inibitori dell’acetilcolinesterasi (donepezil, galantamina, rivastigmina), modulazione glutamatergica (memantina), o, nell’ADHD, farmaci attivi sulla trasmissione dopaminergica (metilfenidato). Tuttavia, gli effetti collaterali non sono trascurabili e queste terapie sono pensate per patologie specifiche, non per il soggetto sano con stanchezza mentale o disturbi transitori (6).

PIANTE MEDICINALI PER LE FUNZIONI COGNITIVE

Esiste una via di mezzo tra farmacologia e stile di vita?


Diversi prodotti vegetali, curiosamente tutti o quasi della tradizione asiatica, hanno raccolto negli ultimi anni evidenze tali da entrare a pieno titolo nella pratica occidentale, sia come food supplements sia, per alcune indicazioni, come medicinali vegetali.


In Italia, l’Allegato 1 del DM 10 agosto 2018 (7), descrive 7 specie con il claim salutistico specifico “memoria e funzione cognitive” tra cui le più conosciute e meglio studiate sono piante categorizzabili come nootrope vere e proprie, come Bacopa monnieri (L.) Wettst. herba (bacopa), piante protettrici del microcircolo cerebrale come Ginkgo biloba L. folium (ginkgo), piante adattogene anti-stress come Eleutherococcus senticosus (Rupr. et Maxim.) Maxim. radix (eleuterococco).


Tra le piante a cui il Ministero della Salute associa il claim salutistico “memoria e funzione cognitive” abbiamo un’altra specie nota ad azione protettrice del microcircolo, Centella asiatica (L.) Urb. Herba (centella), tuttavia usata molto di più sia in ambito di integrazione alimentare che farmaceutico per condizioni di insufficienza venosa (8).

Un’altra specie a cui il Ministero associa il claim salutistico sulle funzioni cognitive è Cola acuminata (P. Beauv.) Schott et Endl., contenente caffeina e altre xantine ad attività stimolante.


Bacopa e ginkgo sono le piante medicinali più studiate per le funzioni cognitive, ma non possiamo sottovalutare il ruolo delle piante adattogene in questo ambito.

Le piante medicinali adattogene sono quelle che, attraverso un complesso meccanismo multitarget, hanno la capacità di regolare la risposta allo stress, agendo in particolare a livello centrale sull’asse ipotalamo-adenoipofisi-surrene. Rafforzando le difese contro lo stress, le piante adattogene sono sempre state tenute in considerazione anche come supporto alle funzioni cognitive nel soggetto stanco e affaticato (9), ma non tutte hanno mostrato le stesse evidenze cliniche nella moderna medicina.


L’eleuterococco, come visto, è l’adattogeno a cui il nostro Ministero della Salute associa il claim su “memoria e funzione cognitive”, ma le sue evidenze, ad oggi, sono scarse a livello clinico. Diverso il caso di Panax ginseng C.A. Meyer radix (ginseng), molto utilizzato per rafforzare memoria e attenzione.


A livello clinico, una recente metanalisi (10) ha preso in considerazione 15 studi di buona qualità che hanno valutato l’efficacia di preparazioni di ginseng (polvere o estratto secco, comprese preparazioni di ginseng americano P. quinquefolius) nel migliorare diversi aspetti legati alle funzioni cognitive come memoria, attenzione e funzioni esecutive in target diversi, come pazienti sani, anziani con MCI o schizofrenia o Alzheimer. Il trattamento con ginseng è stato correlato in molti studi con un miglioramento di alcuni parametri, soprattutto della memoria, effetti dipendenti dal dosaggio usato più che dalla preparazione, dalla durata del trattamento o dalla condizione clinica dei soggetti arruolati.


Le preparazioni di ginseng possono essere impiegate negli integratori alimentari e in Italia hanno diversi claim salutistici tra cui “tonico (stanchezza fisica, mentale)” e “tonico adattogeno”; il ginseng vero (P. ginseng), in particolare in polvere di qualità farmaceutica o come estratto secco titolato, è anche autorizzato in molti paesi del mondo (anche in questo caso non in Italia) come medicinale vegetale di uso tradizionale per il trattamento di fatica e stanchezza (11).

Ginkgo biloba L., folium

Bacopa monnieri (L.) Wettst. herba

Bacopa è una pianta medicinale dotata di lunga tradizione di utilizzo in medicina Ayurvedica, ma oggi valorizzata anche in Europa e USA; alle recenti acquisizioni su questa specie è dedicato un capitolo in questo articolo.


Ginkgo (Ginkgo biloba L., folium) è una pianta medicinale di enorme importanza per la moderna fitoterapia. Contiene un fitocomplesso decisamente peculiare, ricco di flavonoidi di diverso tipo, lattoni sesquiterpenici, tra cui il più importante è il bilobalide, e lattoni diterpeni, denominati ginkgolidi. Per poter massimizzare la presenza di flavonoidi e lattoni terpenici e minimizzare la presenza di acidi ginkgolici (che hanno potere allergizzante), la tecnologia farmaceutica da oltre 50 anni ha sviluppato estratti secchi standardizzati, come l’Egb761® o preparazioni corrispondenti (24% di flavonoidi glicosidi e 6–7% di lattoni terpenici, con acidi ginkgolici ≤ 5 ppm), che hanno avuto uno sviluppo farmaceutico e oggi sono presenti in Farmacopea Europea e presenti in medicinali autorizzati dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) (12). Questi estratti standardizzati sono anche quelli maggiormente utilizzati nel settore dell’integrazione alimentare, per contesti non patologici.


Evidenze precliniche e cliniche hanno permesso di focalizzare l’uso di questa pianta medicinale soprattutto nelle condizioni di declino cognitivo associato a alterazioni vascolari, più tipico del soggetto anziano, trovando anche applicazione, solo a livello farmaceutico, nel trattamento del MCI legato all’età e nel paziente con demenza lieve (13, 14).


Nel soggetto più giovane e nel paziente sano l’effetto del ginkgo è indubbiamente meno significativo, ma rimane la conferma di un effetto sul bilancio red/ox e sui livelli infiammatori (15) dopo somministrazione di estratti standardizzati al dosaggio di almeno 160 mg/die per un minimo di 6 settimane.


G. biloba è una pianta medicinale che merita cautela di utilizzo, soprattutto per le attività a livello ematologico. Sia EMA che il Ministero della Salute avvertono di non utilizzare le preparazioni di ginkgo in caso di assunzione di anticoagulanti e antiaggreganti piastrinici.

BACOPA

La bacopa (Bacopa monnieri (L.) Wettst., herba) è ricca di saponine triterpeniche, denominati bacosidi, i marker chimici e responsabili delle attività nootrope e neuroprotettive.


In commercio non presenti medicinali a base di bacopa, ma le sue preparazioni sono ammesse come ingredienti di integratori alimentari.

È possibile inquadrare la bacopa come una pianta medicinale capace di produrre effetti nootropi attraverso un’azione molto mirata al rafforzamento dei sistemi legati a attenzione e memoria.


Una metanalisi del 2014 (16) ha considerato studi di adeguata qualità che hanno valutato l’uso di estratti di bacopa per almeno 12 settimane (a dosaggi variabili a partire da 300 mg/die) perlopiù in soggetti adulti sani; in maniera piuttosto omogenea è emerso che l’uso di bacopa, in particolare di estratti semi-standardizzati e proprietari, come il CDRI08® o BacoMind®, ha portato ad un evidente miglioramento della velocità di esecuzione, memoria e attenzione misurate attraverso scale validate.


Evidenze in linea con quanto riportato nella metanalisi sono state confermate negli studi clinici successivi, nell’anziano sano con declino cognitivo fisiologico (17), in pazienti con MCI (18). e nel bambino/adolescente con sintomi lievi di ADHD (19).


Tutti gli studi clinici su bacopa hanno evidenziato un ottimo profilo di sicurezza; tuttavia, le preparazioni non sono state sufficientemente studiate in gravidanza e allattamento.

CONCLUSIONI

Le piante medicinali offrono un supporto significativo alle funzioni cognitive, grazie a meccanismi che spaziano dal miglioramento della neurotrasmissione alla protezione del microcircolo, fino alla modulazione dello stress ossidativo e dell’infiammazione.


È fondamentale però ricordare che queste specie non sono semplici rimedi naturali, ma veri prodotti biologicamente attivi: il loro impiego deve avvenire con preparazioni standardizzate e sotto la guida di medici o farmacisti, per massimizzare i benefici e ridurre i rischi.

Riferimenti bibliografici

MARCO BIAGI

Università di Parma

Membro del COMITATO SCIENTIFICO di NUTRA HORIZONS

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KEYWORDS

Memoria

Nootropi

Bacopa

Ginkgo

Adattogeni

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Memoria, attenzione e altre funzioni cognitive possono essere messe alla prova non solo dall’invecchiamento o da condizioni patologiche, ma anche da stress, stili di vita non salutari e sovraccarico mentale, che determinano disturbi transitori di memoria e attenzione. Le piante medicinali rappresentano un approccio complementare supportato da crescenti evidenze scientifiche. Bacopa, ad esempio, ha dimostrato effetti nootropi mirati. Ginkgo, invece, è l’esemio di una pianta capace di migliorare il microcircolo cerebrale ed esercitare azioni neuroprotettive. Anche gli adattogeni, in particolare il ginseng, sostengono la resilienza allo stress e possono favorire indirettamente le funzioni cognitive. Le evidenze indicano che alcune piante possono esercitare effetti specifici e misurabili sulla salute cerebrale, sebbene il loro impiego richieda preparazioni adeguate e un utilizzo sotto guida esperta per garantirne efficacia e sicurezza.

ABSTRACT