Editoriale

Lorenza Romanese

Managing Director

EIHA

Belgio

Pochi prodotti della natura sono controversi nella percezione comune come la canapa e i suoi derivati.  

In questa sede siamo in un ambiente scientificamente adeguato, ma non c’è dubbio che a livello mass mediatico il solo nominarli susciti barriere principalmente dovute ad una sorta di pigrizia nell’informarsi adeguatamente, attraverso fonti autorevoli, sui benefici che questi prodotti, adeguatamente e correttamente trattati, possono portare all’organismo.  


Ciò premesso non c’è dubbio che dalla fine del 20° secolo, la canapa abbia avuto un notevole ritorno tanto che oggi sembra rappresentare uno dei mercati agricoli e industriali più fiorenti e competitivi al mondo.  

La coltivazione della canapa industriale (della specie Cannabis sativa L.) è autorizzata dal Catalogo Comune delle Varietà delle Specie di Piante agricole dell'UE (Reg. 1308/2013).  


Sappiamo che la canapa si caratterizza per gli alti livelli di cannabidiolo (CBD) e bassi livelli di Tetrahidrocannabinolo (THC)1; in parole povere questa varietà non è intossicante.  

Nonostante il fatto che l'UE riconosca ufficialmente la canapa come una coltura agricola avente diritto ai pagamenti diretti nell'ambito della Politica Agricola Comune (PAC), persistono interpretazioni legali errate che ne ostacolano il pieno sviluppo di mercato.  

In particolare c'è un gap di conoscenza nei confronti della parte superiore della pianta di canapa.  

Foglie e fiori (che contengono livelli di THC e CBD, tra altri cannabinoidi) sono i principali argomenti di discussione negli Stati membri e a livello UE. 


Lo status giuridico di queste parti della pianta è cambiato significativamente negli ultimi decenni. Sono passate dall'essere considerate cibo tradizionale, in seguito Novel Food secondo il regolamento UE 2015/2283, ed infine al narcotico per poi ritornare di nuovo Novel Food

Oggi gli operatori intenzionati a vendere prodotti CBD in Europa, devono affrontare un lungo e costoso processo di presentazione con una domanda per Novel Food all'EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e alla FSA (Food Standards Agency) - per il Regno Unito - e aspettare la convalida da parte di questi enti.  


Negli ultimi anni, il mercato dei cannabinoidi ha vissuto una crescita esponenziale. Uno dei motivi principali è che i prodotti CBD soddisfano le istanze dei consumatori in una prospettiva di benessere e mantenimento della salute. Mentre i prodotti contenenti CBD di derivazione naturale sono entrati nelle case europee (in modo incontrollato direi, a causa di un'incertezza legale e della mancanza di regolamentazione per questi prodotti) un altro mercato è emerso per i prodotti CBD di derivazione sintetica.   

Dal punto di vista chimico, il CBD naturale e quello sintetico sono identici. Con una differenza fondamentale che fa pendere la bilancia a favore del CBD sintetico perchè non contiene THC. Non è soggetto quindi alle norme applicabili alle sostanze controllate. Un vantaggio considerevole per la commercializzazione di questi prodotti.  

Al contrario, gli alimenti ed integratori alimentari derivati “naturalmente” dalla canapa, contengono tracce di THC poiché, anche dopo il più accurato trattamento di pulizia, ne rimangono piccoli residui. In termini pratici questo significa che vendere estratti naturali nell’ UE è molto più difficile che vendere prodotti sintetici. 


Oggi sembra che gli Stati membri preferiscano promuovere il CBD sintetico piuttosto che gli estratti naturali a pieno spettro, per il minore carico di oneri legali e di rischio.   

Personalmente credo che dovremmo promuovere i prodotti naturali che contribuiscono a preservare l'ambiente e sono fonte di reddito per i nostri agricoltori.  


Un altro passaggio fondamentale da realizzare è una corretta informazione nei confronti dei consumatori sul processo produttivo di questi prodotti per garantire loro una scelta di acquisto consapevole.  

Non ultimo, l'origine del CBD (naturale/sintetico) dovrebbe essere obbligatoriamente indicata sull'etichetta per garantire il consumatore con tutte le informazioni dovute. 


Naturalmente credo che ci sia spazio nel mercato dell'UE sia per il CBD naturale che per quello sintetico. 

E’ necessario, tuttavia, stabilire le condizioni perché gli estratti naturali siano regolati equamente e possano competere con i sintetici in condizioni di parità.  

CBD market trends:
naturale vs sintetico