RITORNO AL NATURALE:

UN TREND DEL 2021

Oggigiorno sta diventando sempre più attuale il ruolo dell’alimentazione e della nutrizione come componente essenziale dello stato di salute.

Il frenetico stile di vita contemporaneo prevede ritmi veloci, pressanti e senza pause, che ci costringono all’organizzazione in agenda anche del tempo libero. Tutto di fretta, tutto di corsa e tutto urgente. Come affermava Roosevelt in un suo discorso inaugurale a Washington: “Mai prima d’ora abbiamo avuto così poco tempo per fare così tanto”. A questo poco tempo spesso si aggiungono pranzi veloci, poco salutari che non sempre sono idonei a garantirci il corretto apporto nutrizionale richiesto.

Nonostante lo sregolato stile di vita odierno, i dati statistici degli ultimi 25 anni riportano un incremento dell’aspettativa di vita attese alla nascita a livello mondiale. In particolare, per un bambino che nasce oggi in Italia il numero di anni di vita media attesi raggiunge gli 80,9 anni per gli uomini e gli 85,2 anni per le donne, avvicinandosi quasi ai numeri del Giappone, il Paese più longevo al mondo.

La popolazione è sempre più orientata ad ovviare alle malsane abitudini routinarie applicando nel proprio quotidiano le innovazioni riportate dagli studiosi del secolo, rimedi “naturali” che millantano proprietà curative nonché il miglioramento dello stato di benessere.

Sempre più spesso si sente parlare di integrazione alimentare, come valida alternativa utile a rimediare a mancanze o carenze che allontanano il nostro organismo dal così detto stato omeostatico e fisiologico.

INTRODUZIONE

Gli integratori alimentari a base di ingredienti botanici rappresentano il secondo segmento per grandezza, dopo vitamine e minerali. Nell’ultimo periodo stanno diventando sempre più popolari gli integratori alimentari a base di estratti di Cannabis sativa L., una pianta erbacea annuale della famiglia delle Cannabaceae originaria dell'Asia centrale, rapidamente diffusa in diverse aree geografiche grazie al facile adattamento climatico.


Per molti secoli la fibra di canapa è stata la materia prima per la produzione di carta, realizzazione di tessuti e per la fabbricazione di materiale per l’industria navale. Solo negli anni 70 l’innovazione scientifica è stata in grado di dare una svolta alla sua applicazione esaltando le proprietà terapeutiche dovute ai composti bioattivi in essa contenuti. Stiamo parlando dei cannabinoidi, molecole presenti nella resina secreta dai tricomi delle infiorescenze delle piante femmine di C. sativa in grado di attivare nell’uomo due tipologie i recettori: di tipo 1 presenti a livello centrale sui quali è attiva la molecola Delta-9-tetraidrocannabinolo (Δ9-THC) ed i recettori di tipo 2 sui quali agisce, il cannabidiolo (CBD), il secondo costituente bioattivo più diffuso della pianta di C. sativa.

Sembrerebbe che il legame cannabinoidi - recettori di tipo 1 possa essere in grado di inibire il rilascio di neurotrasmettitori implicati nella trasmissione dell’impulso del dolore. A livello periferico, tale legame riduce la produzione di molecole ad azione pro-infiammatoria.


Sebbene il CBD sia stato ampiamente propagandato per la regolazione di disturbi quali: riduzione dell’ansia, schizofrenia, malattia di Parkinson, impatto sul sonno, dolore e spasticità, ad oggi non sono disponibili prove scientifiche rilevanti in grado di confermare queste promettenti indicazioni.


Utilizzare CBD prima di parlare in pubblico potrebbe fornire sollievo dall'ansia durante o subito dopo il discorso, risultati riportati da uno studio clinico effettuato su un totale di 24 partecipanti; il gruppo placebo ha presentato maggiore ansia, deterioramento cognitivo, disagio e livelli di allerta rispetto al gruppo di controllo. A differenza del clonazepam, farmaco utilizzato nei disturbi d’ansia, il CBD non induce sedazione.


Il CBD potrebbe avere effetti benefici in pazienti con schizofrenia come dimostra uno studio clinico multicentrico in doppio cieco, randomizzato e controllato. Dopo 6 settimane dal trattamento con 1000 mg/giorno di CBD si è avuta una diminuzione dei sintomi psicotici. Alla fine del trattamento, il 78,6% dei pazienti trattati con CBD ha riportato un miglioramento della gravità dei sintomi rispetto al 54,6% dei pazienti trattati con placebo.


Ventuno pazienti con malattia del Parkinson senza demenza o comorbidità o condizioni psichiatriche sono stati trattati per 6 settimane con 75 mg e 300 mg/giorno di CBD. Il gruppo che ha ricevuto 300 mg/giorno ha avuto miglioramenti significativi nella sintomatologia della malattia di Parkinson rispetto al placebo.


Altri studi riportano l'utilizzo di prodotti a base di CBD per il dolore in pazienti sottoposti a trapianto di rene, dolore cronico e cefalea, ed anche nella sclerosi multipla.

I fitocannabinoidi non psicoattivi a base di CBD potrebbero essere un potenziale strumento farmacologico per il trattamento dei disturbi neurodegenerativi.


L’attuale ambito di applicazione per il quale la US Food and Drug Administration (FDA) ha approvato Epidiolex, un prodotto a base di CBD rimane il trattamento di 2 forme di epilessia resistente ai farmaci: sindrome di Lennox-Gastaut (LGS) e Dravet (DS).

Il ruolo del CBD nei pazienti con epilessia è stato studiato in 6 studi randomizzati su un totale di 555 soggetti, 5 su 6 in doppio cieco, controllati con placebo.


In un primo studio multicentrico effettuato su 120 partecipanti affetti da sindrome di Dravet trattati con 20 mg/kg/die di soluzione orale di CBD in aggiunta al trattamento antiepilettico standard, la frequenza media di crisi convulsive mensili è diminuita da 12,4 a 5,9 con CBD rispetto a una diminuzione da 14,9 a 14,1 con placebo. La percentuale di pazienti che hanno avuto una riduzione di almeno il 50% della frequenza delle convulsioni era del 43% con cannabidiolo e del 27% con placebo. La percentuale di pazienti esenti da crisi era del 5% con cannabidiolo e dello 0% con placebo.


In un altro studio multicentrico, in doppio cieco, controllato con placebo, a 225 pazienti con sindrome di Lennox-Gastaut resistenti ad altre terapie con 2 o più crisi per settimana, sono stati somministrati due dosaggi di CBD: 5 e 10 mg/kg due volte al giorno per 14 settimane. La percentuale media di riduzione delle convulsioni rispetto al basale della frequenza delle crisi è stata 41,9% nel gruppo CBD ad alte dosi e 37,2% nel gruppo CBD a basso dosaggio verso 17,2% nel gruppo placebo.

CANNABIS SATIVA COME INTEGRATORE: APPLICAZIONI ED EFFETTI

A causa della complessa natura della pianta di C. sativa ed in generale dei vari prodotti botanici, è possibile che durante le diverse fasi del processo produttivo potenziali contaminanti possono essere co-estratti ed inseriti nel prodotto finale.

Tra tutti i potenziali composti non desiderabili più comunemente riportati negli integratori a base di preparati vegetali annoveriamo micotossine, pesticidi, e altri agenti patogeni.

Vediamoli nel dettaglio.


Le micotossine sono metaboliti secondari prodotti dai funghi del genere Fusarium, Aspergillus, Penicillium, Claviceps ed Alternaria. Questi funghi possono colonizzare le colture agricole durante le pratiche pre e post-raccolta, lavorazione e stoccaggio. È di grande importanza riconoscere ed escluderne la presenza in prodotti destinati al consumo umano in quanto le micotossine possono causare diversi effetti tossici sugli animali e sull'uomo, compresi quelli cancerogeni, mutageno e teratogeno.


In particolare, le aflatossine, le micotossine principalmente presenti nelle infiorescenze di C. sativa insieme alle micotossine prodotte dal genere Fusarium, sono state incluse dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) nel primo gruppo tra le sostanze classificate come cancerogene per l'uomo.


Anche la presenza di pesticidi rappresenta una grande minaccia per gli effetti benefici della Cannabis. Se volessimo fare una similitudine potremmo dire che così come gli antiparassitari sono in grado di “avvelenare” i parassiti aumentando il rendimento agricolo, allo stesso modo i pesticidi possono “avvelenare” l’uomo. I residui provenienti da questi prodotti possono accumularsi nei prodotti destinati al consumo umano portando all’effetto contrario di quello sperato.

CANNABIS SATIVA: FATTORI DI RISCHIO 

Da uno studio condotto su 10 capsule molli di gelatina a base di CBD comprati da negozi online con sede in diversi Paesi Europei è risultata la presenza di sei diverse micotossine di Fusarium in sette dei campioni analizzati, tra cui zearalenone (60%) ed enniatina B1 (30%). Nello stesso studio sono stati individuati fino a 46 diversi residui di pesticidi: etossichina nel 50% dei campioni analizzati, il piperonil butossido nel 40%, la simazina e la cianazina nel 30%. Infine, la co-presenza di 3 micotossine (enniatina A, A1, B1) è stata trovata in quattro dei campioni analizzati.

CANNABIS SATIVA: RISULTATI

Ad oggi, l'Unione europea non considera gli integratori a base di CBD come un nuovo alimento e lascia che gli Stati membri stabiliscano le proprie regole sul suo marketing, portando a una situazione contorta in termini di regolamentazione.

Considerando la tendenza realistica del consumo dei prodotti a base di CBD, che ha raggiunto un fatturato di 318 milioni di dollari nel 2018 con una forte proiezione di crescita, si rimarca la necessità di valutare il profilo di contaminazione di questi prodotti al fine di garantire un consumo sicuro.

Dunque, i dati sulla sicurezza a lungo termine sono estremamente necessari per apprezzare l'equilibrio tra benefici e danni del CBD.

CONCLUSIONE

LUANA IZZO

Fac. di farmacia, Università degli Studi di Napoli “Federico II” | Italia

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