Il Gruppo aromi e fragranze è uno dei 13 gruppi merceologici di Aispec - Federchimica.Rappresenta 46 imprese attive nel settore aromi e le fragranze, che producono o distribuiscono specialità che hanno origine sia da materie prime di origine naturale sia da sostanze prodotte per sintesi chimica. Il Gruppo aromi e fragranze aderisce a tre diverse associazioni internazionali        
IFRA – International Fragrance Association – rappresenta, dal 1973, gli interessi del settore per un uso corretto e sicuro delle fragranze in tutto il mondo      
IOFI – Organizzazione internazionale dell’industria degli aromi – è l’associazione che rappresenta l’industria degli aromi in tutto il mondo, e promuove una produzione di aromi sicura, responsabile e rispettosa dell’ambiente.
EFFA – European Flavour Association – fondata nel 1992, è un’organizzazione europea, senza scopro di lucro, che rappresenta l’industria europea degli aromi e fa parte di IOFI.

Facciamo il punto con la Presidente del Gruppo Dr. Claudia Dellera.

Riferimenti bibliografici


Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, quali risultati significativi ha conquistato il Gruppo aromi e fragranze? Cosa riserverà il 2025 in termini di sfide e opportunità?

Sono ormai giunta al termine del mio sesto e ultimo anno di Presidenza, e guardo con orgoglio i traguardi raggiunti dal Gruppo.

È stato un percorso intenso, ricco di sfide e trasformazioni profonde, e oggi posso affermare che, grazie all’impegno condiviso, abbiamo gettato fondamenta solide e durature per il futuro.

Quest'anno, in particolare, abbiamo ottenuto risultati importanti. Dall'implementazione di nuove linee guida per garantire la conformità alle normative europee, al rafforzamento delle relazioni tra i membri della nostra filiera. Ogni iniziativa ha rappresentato un passo avanti nella nostra crescita e un rafforzamento della nostra identità.

In sinergia con IFRA, Cosmetica Italia e le Direzioni Tecnico-scientifica e Unione europea di Federchimica, il nostro Gruppo ha promosso un’intensa attività di advocacy lobby, dialogando sia con i Ministeri che con i Parlamentari europei, per ottenere un mantenimento dello status quo degli olii essenziali temporaneo che consenta un approccio fattivo dell’industria a criteri di classificazione basati su dati scientifici e che tutelino i consumatori. Questa è stata un’altra sfida normativa del pacchetto Green Deal. Con il nuovo approccio di classificazione proposto nella revisione del CLP rischiamo infatti di avere un impatto negativo su materie prime naturali gli olii essenziali, eccellenze del nostro territorio ed ingredienti chiave nella formulazione di fragranze e cosmetici.

Le attività hanno consentito, come detto, di ottenere una deroga temporanea alla classificazione degli oli essenziali di 5 anni. Non dobbiamo perdere tempo e continuare le attività di monitoraggio, advocacy con le Autorità e collaborazione con le Associazioni coinvolte per definire un futuro degli oli essenziali pragmatico e science based.

Spendo solo una parola per condividere che durante tutto il mio mandato di presidenza il Gruppo ha molto investito in attività di comunicazione per sfatare tanti dei miti che ancora avvolgono il mondo industriale, a partire da alcune apparizioni nel magazine di Federchimica Fatti, non fake dove si cerca di smontare false credenze o leggende metropolitane sulla chimica e i suoi ingredienti.

Sono felice ed orgogliosa di aver avuto l’opportunità di lavorare con un Gruppo, resiliente, forte e con una grande tensione al futuro, che continuerà ad impegnarsi per il raggiungimento degli obiettivi, superando con successo tutti gli ostacoli.


Con le nuove normative europee all’orizzonte, quali ostacoli strategici si troveranno ad affrontare le aziende del settore? Quali iniziative innovative state sviluppando per guidarle verso una conformità agevole ed efficace? 

È innegabile che il Green Deal ci stia mettendo di fronte a una serie di sfide senza precedenti che stanno profondamente impattando il nostro settore.

Tuttavia, nonostante scenario macroeconomico e regolatorio profondamente complesso, c’è una cosa di cui sono certa: la resilienza e la determinazione della nostra industria.

Nel corso degli anni abbiamo dimostrato più volte la capacità di adattarci tempestivamente alle mutevoli condizioni, di innovare e di trovare soluzioni creative alle molteplici sfide regolatorie e di mercato che abbiamo dovuto fronteggiare.

La sfida regolatoria si apre su due fronti: misure orizzontali per raggiungere gli ambiziosi obiettivi del green deal e misure verticali specifiche per il settore.

Circa le attività a livello orizzontale, la molteplicità di azioni regolatorie e non originate dal Green Deal ha offerto lo spunto al mondo industriale per un ripensamento olistico dell’intero approccio alla catena del valore con un particolare focus rivolto alla standardizzazione delle procedure interne ed alle modalità di collaborazione lungo tutta la filiera.

Per ciò che riguarda le azioni verticali un esempio su tutti è stato la pubblicazione lo scorso anno del nuovo Regolamento 1545/2023, che ha ampliato l'elenco delle sostanze allergizzanti, da riportare obbligatoriamente sull’etichetta dei cosmetici. Tra queste sostanze figurano ora anche composti naturali complessi - come gli oli essenziali - il che ha reso indispensabile introdurre un nuovo metodo di calcolo per stabilire quali allergeni includere nella lista ingredienti dei cosmetici ed ha visto una efficace collaborazione tra i vari attori della filiera della cosmesi.

Infatti, In risposta a questa nuova esigenza normativa, IFRA e Cosmetics Europe hanno sviluppato una linea guida congiunta, mirata a semplificare e uniformare la comunicazione tra fornitori di fragranze e produttori di cosmetici. Per una più ampia condivisione a tutti gli Associati, il Gruppo aromi e fragranze, insieme a Mapic e Cosmetica Italia, ha organizzato un webinar di approfondimento sull’argomento che ha visto la partecipazione di oltre 300 utenti.

Per affrontare questi cambiamenti complessi, il nostro impegno è quello di affiancare le aziende attraverso iniziative specifiche, al fine di facilitare ogni fase del percorso di conformità normativa e promuovere una collaborazione efficace tra fornitori, produttori e tutti gli attori coinvolti.


In che modo l'associazione sarà presente al congresso Making Cosmetics di quest'anno?

Siamo molto contenti perché Making Cosmetics ci offre l'opportunità di contribuire a un'iniziativa innovativa, consentendoci di collaborare con esperti e altre organizzazioni e creare delle sinergie che possano portare a risultati significativi.

La partecipazione rappresenta per noi un riconoscimento del lavoro svolto e un'importante piattaforma per sensibilizzare il pubblico sui temi legati al mondo delle fragranze, e, come detto prima, la divulgazione è sicuramente un pilastro per aumentare la consapevolezza all’impiego di ingredienti così particolari come le fragranze.

Al Teatro 3, la mattina del 20 novembre, i visitatori della fiera avranno l'opportunità di partecipare al primo ‘Emotional Making’.

Sarà un seminario dedicato alle fragranze, dal titolo “Scent of Future” in cui esperti del settore esploreranno le affascinanti connessioni tra i profumi e le emozioni. Tratteremo anche le sfide normative emergenti e le nuove tendenze olfattive. Qui il programma.

Sarò io ad aprire i lavori, e non vedo l’ora di vivere insieme con Making Cosmetics questa straordinaria esperienza!



Quali sono, secondo Lei, gli errori più comuni in ambito sostenibilità?

Il concetto di "sostenibilità" si è in parte evoluto da quello di “ecologia” e spesso viene confuso con altri termini come "ecologico", "naturale" o "biologico", perdendo così la sua reale complessità.
Per certi versi, pare affermato il trend che per essere sostenibili si debba pescare dalla natura risorse rinnovabili e togliere, ridurre, eliminare qualcosa dal prodotto (concentrazione, meno acqua), dal packaging (meno plastica), dalle materie prime (meno ingredienti di origine fossile), dai processi produttivi (meno consumo energetico e meno scarti) e dalla distribuzione (meno emissioni), in una sorta di generale “apologia della privazione”.

La sostenibilità non dovrebbe però essere vista solo come un processo di eliminazione ma piuttosto come una trasformazione radicale. Il vero prodotto sostenibile non è una versione impoverita del precedente, ma qualcosa di completamente nuovo, concepito e realizzato per affrontare le sfide ambientali in modo innovativo e proattivo.


Qual è la visione di Innovhub su come un’azienda possa comunicare in modo efficace le azioni volte a migliorare la sostenibilità di un prodotto? 

Sono pubblici reports che tracciano lo scollamento che ad oggi esiste fra i desideri dei consumatori, che mostrano sempre più attenzione alle dinamiche sostenibili in fatto di acquisti, e la percezione che essi hanno rispetto alla convinzione con cui arrivare a scegliere i prodotti e le aziende che meglio si avvicinano a questo modo di operare. Giudicano i claim e le comunicazioni che gli arrivano troppo generici o poco chiari e comunque distanti da ciò che in realtà vorrebbero sentirsi dire. E questo è dipendente dal fatto che effettivamente le campagne incentrate in qualche modo sulla sostenibilità si collocano percentualmente in ambiti che non sono aderenti a ciò che a loro importa di più. Per fare esempi concreti, circa il 40% dei consumatori ritiene che un aspetto importante della sostenibilità di un prodotto riguardi il fine vita dello stesso in termini di riciclabilità o compostabilità del packaging ma meno del 20% delle campagne pubblicitarie sottolineano questo aspetto, mentre abbiamo quasi il 70% dei claim che contiene accenni alla “naturalità”, anche se la percentuale di coloro che sono interessati a questo aspetto è molto più bassa ed in costante calo, perché ormai è considerato quasi scontato e comunque non distintivo.


Oggi i consumatori vogliono essere convinti attraverso i fatti che, lato azienda, si traducono in certificazioni e aspetti tecnici o tecnologici. Il sottoporre un dato prodotto a test di laboratorio per validarne le caratteristiche è potenzialmente un enorme gancio. Quando ciò sfocia in una ottenuta certificazione da parte di un ente terzo il plus è visibile, ma ci sono aspetti, anche più innovativi, che sono nascosti e che le aziende invece dovrebbero imparare a comunicare attraverso la condivisione di report tecnici, test prestazionali, evidenze scientifiche.


Perché rivolgersi a un consulente per la sostenibilità e perché proprio a Innovhub?

Rivolgersi a un consulente per la sostenibilità è fondamentale vista la complessità delle dinamiche coinvolte. Non basta limitarsi a progetti isolati: serve una strategia integrata e applicabile concretamente. Innovhub offre questo tipo di supporto, non solo nella fase di progettazione, ma anche nell’attuazione pratica, grazie ai servizi tecnici che mettiamo a disposizione. Il nostro approccio permette di sviluppare soluzioni su misura, combinando competenza scientifica e applicativa per guidare le aziende lungo un percorso di crescita sostenibile e innovativo.


Prevedete degli aggiornamenti alla guida o approfondimenti in futuro?

Gli argomenti trattati appartengono alle sfere tecniche e regolatorie e, come tali, toccano aspetti senz’altro in continua evoluzione. Nella nostra posizione siamo inevitabilmente chiamati al costante aggiornamento per poter supportare le aziende nel loro lavoro e per fare in modo che il contributo che vogliamo dare stia al passo con i rapidi cambiamenti di cui siamo testimoni e a volte anche contributori. Riguardo all’iniziativa editoriale, direi che siamo di fronte al suo numero zero: abbiamo prodotto un documento che necessiterà inevitabilmente di aggiornamenti e approfondimenti e la nostra intenzione è di proporli secondo opportunità e necessità.


MONICA NIZZARDO

Editorial manager

BEAUTY HORIZONS - TKS Publisher

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