Food regulation


Camilla Conto
Food Unit
Chemsafe Srl
Italia
Camilla Conto si è laureata all’Università degli studi di Torino in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, presso la Facoltà di Farmacia. Dopo l’abilitazione a Farmacista, ha lasciato temporaneamente l’Italia per spostarsi nel Regno Unito, dove nel 2019 ha conseguito un Master in Food Safety and Quality Management. L’inclinazione verso il settore regolatorio si è fatta strada gli anni portandola in Chemsafe dove le sue conoscenze scientifiche hanno potuto combinarsi con il mondo regolatorio. Da due anni lavora all’interno dell’Unità Food e si occupa di alimenti in ambito regolatorio su tematiche come i Novel Food, gli Integratori alimentari e gli ingredienti (additivi, aromatizzanti).
Bio...
Quando acquistiamo un alimento al supermercato, quanto ci sentiamo realmente sicuri? Ci fidiamo del marchio, della confezione integra, magari della scritta "naturale" o "senza conservanti". Ma quanto questa percezione corrisponde alla reale sicurezza dell’alimento? Cosa intendiamo davvero per alimento sicuro? E cosa si aspetta il consumatore quando pensa alla sicurezza?
La sicurezza alimentare è un tema centrale per i consumatori, ma ciò che essi percepiscono come "sicuro" spesso rappresenta solo una parte delle garanzie effettivamente previste dal sistema normativo. Esiste infatti una distanza tra l’idea intuitiva di sicurezza, legata a ciò che appare sano o familiare, e l’insieme complesso di controlli, valutazioni scientifiche e requisiti regolatori che assicurano la reale “innocuità” di un alimento.
Molti consumatori associano la sicurezza alla provenienza locale, alla presenza (o assenza) di certi ingredienti, all’etichettatura chiara o alla notorietà del produttore. Altri, influenzati da allarmi mediatici, sviluppano diffidenze verso tecnologie alimentari consolidate (es. additivi, processi di trasformazione, OGM). Questa percezione, per quanto legittima, non sempre riflette la reale rischiosità di alcuni ingredienti o sostanze.
Tra le percezioni più diffuse, vi è quella secondo cui un alimento "biologico" è percepito come automaticamente più sicuro rispetto a un alimento convenzionale. Questo deriva dall’idea, spesso implicita, che il "biologico" sia sinonimo di assenza di sostanze chimiche, di purezza e di naturalità, e quindi di maggiore salubrità. Tuttavia, la realtà è più sfumata: sebbene il metodo biologico implichi specifiche limitazioni nell’uso di pesticidi e fertilizzanti, ciò non equivale automaticamente a un alimento più sicuro in termini assoluti. La sicurezza di un prodotto, infatti, dipende da molteplici fattori — modalità di produzione, condizioni igieniche, processi di trasformazione, presenza di contaminanti — e viene valutata con criteri oggettivi e scientifici, indipendentemente dalla certificazione biologica. Analogamente, l’assenza di un additivo non garantisce maggiore salubrità, se quell’additivo era impiegato proprio per migliorare la conservabilità e ridurre contaminazioni.
Queste sfumature di percezione risiedono nel fatto che il concetto di sicurezza può essere declinato, come definizione, a cose diverse. Quando parliamo di uno yogurt scaduto, ci riferiamo a un alimento non sicuro in senso stretto: deteriorato e potenzialmente dannoso nell’immediato. Ma nel caso di un additivo alimentare, la valutazione e la percezione di sicurezza è più complessa: riguarda la natura della sostanza e i suoi effetti potenziali, anche a lungo termine, sul consumatore. È qui che entrano in gioco studi tossicologici e valutazioni del rischio.
L'Unione Europea ha un approccio estremamente rigoroso alla sicurezza alimentare, sancito dal Regolamento (CE) n. 178/2002 (1), che istituisce i principi generali della legislazione alimentare. L'articolo 14 di questo regolamento è cristallino: "Non devono essere immessi sul mercato alimenti non sicuri" nonché specifica che un alimento si considera non sicuro se è nocivo per la salute o inadatto al consumo umano.
Questo principio si traduce in un sistema articolato di valutazioni scientifiche, controlli ufficiali e misure preventive, il cui obiettivo primario è la protezione della salute pubblica.
Quando si parla di sicurezza alimentare, il caso dei nuovi ingredienti è emblematico. Nessuna sostanza può essere introdotta nella filiera alimentare senza una preventiva autorizzazione che ne dimostri l’innocuità. Il Regolamento (CE) n. 1331/2008 (2) ha istituito una procedura unica per l'autorizzazione di additivi, enzimi e aromi alimentari. Ogni sostanza viene valutata dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) sulla base di un processo estremamente rigoroso che prevede l’analisi di molteplici elementi: dati tossicologici, analitici, nutrizionali e di allergenicità, oltre a eventuali effetti legati all’esposizione prolungata. Le linee guida EFSA richiedono un livello di dettaglio scientifico molto elevato, volto a garantire la protezione del consumatore in ogni fase del ciclo di vita dell’alimento. Il Regolamento (CE) n. 1333/2008 (3) per gli additivi alimentari e il Regolamento (CE) n. 1334/2008 (4) per gli aromi stabiliscono, per esempio, criteri stringenti per l’uso di queste sostanze, con elenchi positivi, limiti massimi e condizioni d’impiego ben definite.
Il caso dei Novel Food, ancor più degli ingredienti, è forse il più rappresentativo per il pubblico, complice il dibattito sugli insetti ed altri alimenti innovativi come la carne coltivata. Il Regolamento (UE) 2015/2283 (5) definisce "novel" quegli alimenti che non sono stati consumati in misura significativa nell’UE prima del 15 maggio 1997. La procedura autorizzativa è centralizzata a livello europeo e la valutazione della sicurezza si fonda interamente su dati scientifici. L'EFSA valuta ogni dossier per garantire che il nuovo alimento non sia tossico, allergenico o comunque dannoso. Non è quindi un processo puramente burocratico: è un filtro scientifico essenziale a tutela della salute pubblica.
Nonostante l’imponente apparato normativo e tecnico che sorregge il sistema europeo, i consumatori non sempre percepiscono questa protezione. Da un lato perché le procedure sono complesse e poco visibili, dall’altro perché la comunicazione in ambito alimentare è spesso inquinata da informazioni distorte, polarizzate o sensazionalistiche. Un passo fondamentale potrebbe essere il miglioramento della trasparenza e della comunicazione del rischio, per accorciare la distanza tra la percezione soggettiva e la realtà oggettiva della sicurezza alimentare. In questa direzione, l’Unione Europea ha già avviato un percorso concreto con l’adozione del Regolamento (UE) 2019/1381(6) sulla trasparenza della valutazione del rischio nella catena alimentare. Questo regolamento mira a rafforzare la fiducia dei consumatori migliorando l’accesso alle informazioni scientifiche alla base delle decisioni regolatorie, promuovendo una maggiore apertura nei confronti dei dati e delle valutazioni effettuate dalle autorità competenti. Si tratta di un tentativo importante di avvicinare il mondo scientifico al consumatore, rendendo più comprensibili e accessibili i meccanismi che garantiscono la sicurezza degli alimenti.
Laddove la percezione individuale può essere influenzata da emozioni, trend e disinformazione, il sistema europeo poggia su valutazioni scientifiche, norme armonizzate e un principio guida: la tutela della salute del consumatore. Non sempre, tuttavia, questo esercizio viene apprezzato oggettivamente dal consumatore; la sfida è comunicare tutto questo in modo efficace, per rendere i cittadini non solo più informati, ma anche più fiduciosi.

La sicurezza alimentare: tra percezione e realtà regolatoria
Riferimenti bibliografici

Riferimenti bibliografici
- https://eur-lex.europa.eu/IT/legal-content/summary/european-food-safety-authority-efsa-ensuring-safe-food-and-animal-feed-in-the-eu.html#:~:text=DOCUMENTI%20PRINCIPALI-,Regolamento%20(CE)%20n.,1).
- https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32002L0046&from=SL
- https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2004/07/15/004G0201/sg
- https://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/dettaglioAtto?id=65948
- https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_1424_listaFile_itemName_2_file.pdf
- https://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2022&codLeg=87438&parte=1%20&serie=null
Riferimenti bibliografici
- Regolamento (CE) n. 178/2002 – Principi generali della legislazione alimentare. Fonte: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32002R0178
- Regolamento (CE) n. 1331/2008 – Procedura unica per l’autorizzazione di additivi, enzimi e aromi. Fonte: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32008R1331
- Regolamento (CE) n. 1333/2008 – Additivi alimentari. Fonte: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32008R1333
- Regolamento (CE) n. 1334/2008 – Aromi alimentari. Fonte: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32008R1334
- Regolamento (UE) 2015/2283 – Novel Food. Fonte: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32015R2283
- Regolamento (UE) 2019/1381 – Trasparenza della valutazione del rischio nella catena alimentare. Fonte: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32019R1381
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