Giulio Fezzardini
Redazione NH Italia
TKS Publisher
Italia
Grigliata estiva gioia di vita!
Con qualche attenzione…
Leggiamo nell’Iliade che Achille, davanti alle mura di Troia, ospita Aiace, Ulisse, Odio ed Euribate, mandati in missione di pace da un Agamennone in evidente affanno bellico.
Achille, che aveva litigato con lui perché gli aveva sottratto la schiava Briseide, comprensibilmente irritato, si era messo da parte insieme al suo esercito.
Tuttavia, ligio alle leggi sacre dell’ospitalità, aiutato dall’inseparabile Patroclo, Achille si dà da fare.
Noi avremmo proposto uno spaghetto ajo e ojio di emergenza, ma Achille, si sa, era Achille e va oltre: così prepara un apericena a base di: “una spalla di pecora, una di capra grassa, una schiena di porco bavoso pieno di grasso”.
Il cuoco è proprio lui che taglia le carni con abilità, le infilza negli spiedi, e, cosparse di sale, le piazza su appositi sostegni sopra una bella brace preparata con cura dal fido Patroclo.
Peccato che ai tempi non ci fosse ancora You Tube a registrare quel tutorial...
In ogni caso Omero ci regala una delle prime testimonianze culinarie della storia.
Perché in effetti c’è stato un momento X in cui il nostro primordiale antenato, magari assaggiata per caso un po' di carne bruciata da un fuoco, ha scoperto che poteva esserci un’alternativa al sashimi quotidiano cui era costretto e di cui si era comprensibilmente stufato.
Sia quel che sia, la carne arrostita è arrivata sulle tavole. Di chi poteva permettersela.
Nell’evoluzione, infatti, si è progressivamente arrivati ai tempi in cui da cibo ottenuto esclusivamente dalla caccia, cambiate le logiche ed economie di zona con l’avvento dei nuclei abitativi stanziali e quindi con la realizzazione di coltivazioni ed allevamenti, con la caccia diventata svago per i ricchi, la carne diventa una specie di status symbol.
Se ci fate caso in tutti i film ambientati nel periodo rinascimentale, nelle corti del ‘700, c’è sempre qualche banchetto in cui, ad un certo punto, appare una processione di servitori che portano enormi vassoi con fagiano in testa (c’è sempre un fagiano che apre il corteo), porchette giganti e via andare.
E sempre il cinema ci propone il mito americano del barbeque settimanale: scene di BBQ con grandi griglie e gente felice sul prato davanti casa con la loro brava lattina di birra di protocollo in mano.
Spero di non aver urtato il lettore vegetariano.
Nel caso lo rassicuro: intento di questo coffee break che arriva prima della grigliata e non dopo il dolce, non è quello di fare uno spot dell’arrosto, quanto di suggerire qualche spunto salutistico.
In effetti se il cinema e la letteratura ci regalano immagini di banchetti sontuosi, ci presentano anche ricchi personaggi seduti davanti al camino con la gambona fasciata sullo sgabello perché afflitti dalla gotta.
E andando nella vita reale la medicina ci dirà che vivere esclusivamente di carne non è proprio il massimo per la salute.
Ed è sempre il progresso della scienza ad informarci che i possibili danni alla salute non sono legati solo all’impatto cardiovascolare, perché anche il modo in cui la carne viene cucinata ha la sua importanza. E che importanza!
Sapevo già qualcosa in merito, si sa che la combustione rilascia sostanze tossiche, ma un articolo che mi è stato inviato da una collega mi ha dato informazioni che credo sia interessante condividere.
La fonte è l’American Institute for Cancer Research. Nel frattempo qualche assaggio, è il caso di dirlo, in cui si evidenziano i punti critici cui porre attenzione nella preparazione del nostro BBQ:
innanzitutto alternare diversi alimenti, non solo polli, hamburger e bistecche, ma anche pesce.
Marinare almeno trenta minuti (riduce la formazione di composti potenzialmente cancerogeni); quindi precuocere, cucinare a fuoco lento e grigliare anche verdure.
Qui però lasciatemi esprimere l’italico orgoglio: sulle nostre griglie c’è sempre un trionfo di ortaggi e in questo abbiamo noi da insegnare; anzi, è possibile che gli studiosi americani siano stati ispirati da una vacanza in Italia a Ferragosto.
L’articolo prosegue con altri tips come l’uso di termometri per la carne, salviette, “tenerizzazione della carne”, attenzione alla temperatura esterna ecc..
Tra i tips io mi permetto di aggiungere anche un bel rosso robusto, ogni regione italiana ne offre di eccezionali. Il buon vino (assunto con moderazione!) - è provato - “fa bene”.
E qui termino questo viaggio semi serio tra le griglie ringraziando “chef Achille” per lo stimolo.
La serietà, che c’è, va ovviamente all’articolo in questione e ai preziosi consigli dietetici dei nostri sanitari.
Sapendo che se tutto viene vissuto con la giusta cura (perdonatemi l’ovvietà ma repetita juvant!), e attenzione, la salute fisica ne beneficerà.
Ma ne beneficerà anche, eccome, la nostra salute interiore.
Perché la gioia di una grigliata in compagnia di persone amate è soprattutto gioia di vita.
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Voice: William Scott Agostini
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