GARCINIA CAMBOGIA:

UN FRUTTO PER DIMAGRIRE?

Ogni anno all’avvicinarsi dell’estate spuntano puntualmente sugli scaffali di supermercati, farmacie, erboristerie presunti prodotti miracolosi per perdere peso e ritrovare la forma perfetta. Nostro malgrado, tuttavia, non esiste il rimedio miracoloso che, da solo, possa sostituirsi a uno stile di vita sano e adeguato alle esigenze del fisico – e che passa per alimentazione corretta, attività fisica (anche moderata ma costante), giusto riposo. Cose dette e stradette, vero, eppure l’illusione è sempre in agguato.


Fatta questa doverosa premessa, resta comunque la possibilità di ricevere un supporto nel percorso di remise en forme anche da parte del mondo vegetale, con rimedi che, pur non facendo miracoli, possono comunque agire con discreto successo come coadiuvanti, stimolando il metabolismo e facilitando il raggiungimento dei risultati prefissati.


Uno dei rimedi più pubblicizzati per perdere peso è la Garcinia cambogia (Garcinia gummi-gutta L.), conosciuta anche come Tamarindo Malabar, un albero appartenente al genere delle Clusiaceae, originario del sud-est asiatico, il cui frutto è da sempre utilizzato nella medicina popolare ayurvedica come rimedio per reumatismi, problemi mestruali, parassitosi intestinali ed emorroidi; in tale contesto geografico il frutto trova utilizzo anche in ambito alimentare, come spezia e conservante per il pesce – per via delle proprietà batteriostatiche.


Esistono 180 specie di Garcinia cambogia, disseminate tra Asia, Africa e Polinesia, ma solo tre di esse contengono il componente considerato responsabile dell’effetto sul metabolismo, ossia l’acido idrossicitrico – e sono la Cambogia, la Indica e la Atroviridis, diffuse prevalentemente in India e Sri Lanka.


Gli studi scientifici pubblicati in letteratura si sono concentrati maggiormente sulla Garcinia cambogia, evidenziandone – oltre al presunto effetto dimagrante - potenzialità interessanti come antiossidante, coadiuvante nella terapia delle ulcere e del morbo di Chron e persino come antitumorale: tali applicazioni, tuttavia, restano ancora a livello di ricerca e non trovano al momento applicazione in ambito clinico. [1,2]


    INTRODUZIONE

    Sebbene non ancora completamente caratterizzata dal punto di vista fitochimico, studi preliminari sulla Garcinia cambogia hanno evidenziato la presenza di alcaloidi, flavonoli, composti fenolici, saponine, tannini, proteine e carboidrati. Ad oggi, sono stati isolati da radici, corteccia e frutto della pianta i seguenti composti:

    • Xantoni (garbogiolo, rediaxantone, oxiguttiferone)
    • Benzofenoni (garcinolo, isogarcinolo, guttiferone)
    • Amminoacidi (tra cui 4 essenziali: treonina, lisina, leucina e isoleucina)
    • Acidi organici (idrossicitrico, citrico, tartarico, malico)

    Tra gli acidi organici, quello ritenuto responsabile dell’effetto dimagrante della pianta è l’acido idrossicitrico (HCA): il frutto della garcinia ne contiene fino al 30% in peso, mentre negli integratori l’estratto concentrato può arrivare a contenerne fino al 60%.

    L’acido idrossicitrico può essere isolato come tale, come lattone o come sale; in commercio lo si trova generalmente come sale di calcio, di magnesio o di potassio – da soli o in miscela; in alternativa, può essere sintetizzato partendo dall’acido citrico [2,3].

    FITOCHIMICA DELLA GARCINIA CAMBOGIA

    SONJA BELLOMI

    Fondazione ITS Biotecnologie e Nuove Scienze della Vita Piemonte | Italia

    Bio...

    Secondo quanto evidenziato da numerosi test preclinici, l’acido idrossicitrico sarebbe in grado di inibire l’attività dell’enzima ATP-citrato liasi, coinvolto nella sintesi degli acidi grassi: questo enzima, presente nel citosol, converte il citrato (proveniente dal metabolismo del glucosio) in Acetil-Coenzima A, a sua volta precursore di trigliceridi e colesterolo [4]. In definitiva, dunque, l’inibizione dell’ATP-citrato liasi si tradurrebbe nella riduzione della lipogenesi e dunque nel contrasto al deposito di grassi a livello sottocutaneo e viscerale - una delle cause dell’aumento del peso corporeo (Figura 1).


    Secondo alcuni studi preclinici, inoltre, l’acido idrossicitrico sarebbe in grado di aumentare la serotonina a livello centrale, con effetto di soppressione dell’appetito e dunque dell’introito calorico [5].


    Ultimo, ma non meno importante, l’HCA potrebbe avere un ruolo nella riduzione dell’assorbimento intestinale dei grassi e dell’attività di alfa-amilasi e alfa-glicosidasi (enzimi responsabili della digestione dei carboidrati e quindi dell’assorbimento dello zucchero assunto con gli alimenti), aumentando così l’utilizzo di grassi e carboidrati endogeni [6].

     ACIDO IDROSSICITRICO: MECCANISMO D’AZIONE

    Figura 1. Meccanismo d’azione riassuntivo dell’attività dell’acido idrossicitrico (HCA) sull’enzima ATP citrato liasi.

    Nonostante alcune indicazioni positive, i risultati della ricerca scientifica sul presunto effetto dimagrante della G.cambogia sono ancora molto contraddittori, anche quando provenienti da studi condotti secondo rigorosi criteri sperimentali (randomizzati, in doppio cieco versus placebo).


    In una recente metanalisi, pubblicata da un gruppo di ricercatori israeliani [6], sono stati analizzati i risultati di 8 studi clinici, randomizzati e condotti a confronto con placebo, per un totale di 530 soggetti coinvolti, in cui sono stati valutati gli effetti della G.cambogia in termini di:

    • Riduzione del peso corporeo
    • Riduzione dell’indice di massa corporea (BMI)
    • Variazione della percentuale di massa grassa
    • Riduzione di circonferenza della vita

    La G.cambogia ha mostrato effetto statisticamente significativo, anche se modesto, su tutti e 4 i parametri valutati, rispetto al trattamento con placebo, ma non è stato possibile evidenziare una correlazione lineare tra dose e risposta. I ricercatori hanno inoltre sottolineato come esista un’elevata eterogeneità tra i risultati dei diversi studi – fatto che ne rende difficile l’interpretazione e la possibilità di trarre conclusioni solide, che possano estendersi a una popolazione più ampia.


    Peraltro, in un precedente lavoro di revisione [7] pubblicato da un gruppo di ricercatori statunitensi, rivolto all’analisi degli effetti della G.cambogia e dell’acido idrossicitrico (HCA) sulla riduzione del peso, le conclusioni erano state pressochè le medesime: esiste una differenza statisticamente significativa dell’HCA rispetto al placebo nel breve termine, ma l’effetto è modesto e di dubbia rilevanza clinica.


    In generale, i principali limiti degli studi clinici condotti sulla G.cambogia riguardano

    • la durata, che raramente si estende oltre le 12 settimane di trattamento e non permette quindi di avere informazioni sull’utilizzo e sugli effetti a lungo termine
    • il numero dei soggetti coinvolti, spesso troppo limitato per essere significativo
    • la tipologia dei soggetti stessi (normopeso, sovrappeso, obesi, con patologie concomitanti ecc)
    • la variabilità delle formulazioni utilizzate e del titolo di sostanze attive in essi presenti

    GARCINIA CAMBOGIA: LE EVIDENZE SPERIMENTALI SULL’EFFETTO DIMAGRANTE

    In commercio sono presenti numerosi preparati a base di G.cambogia, da sola o in formulazione con altri ingredienti ad azione sinergica, per il controllo del peso e del metabolismo lipidico. Mancano, tuttavia, studi adeguati sotto il profilo della sicurezza d’uso e del dosaggio: anche alle dosi normalmente consigliate la G.cambogia può provocare sintomi quali diarrea, crampi, meteorismo, cefalea – di norma reversibili sospendendo il trattamento.

    Sono stati inoltre descritti in letteratura scientifica singoli casi di intossicazione epatica acuta, a seguito dell’assunzione di integratori a base di G.cambogia, manifestatisi con nausea, affaticamento e aumento dei livelli plasmatici di transaminasi, fosfatasi alcalina e bilirubina [8,9,10].


    In generale – e secondo quanto riportato sul sito dell’NIH (National Center for Complementary and Integrative Health, l’agenzia del Dipartimento della Salute statunitense che si occupa di ricerca scientifica sulle terapie complementari e alternative) - la tossicità epatica resta un evento sporadico, spesso associato a un uso scorretto dell’integratore, anche se in alcuni casi la severità dei sintomi è risultata tutt’altro che trascurabile [11,12].


    In Italia l’impiego di estratti e preparati vegetali negli integratori alimentari è attualmente disciplinato dal Decreto Ministeriale 10 agosto 2018. Con Decreto Direttoriale del 4 agosto del 2021 è stata apportata una modifica all’allegato 1 di tale Decreto [13], in considerazione delle segnalazioni sugli effetti avversi derivanti dall’assunzione di integratori alimentari contenenti estratti di Garcinia cambogia. La modifica prevede l’obbligo di introduzione in etichetta della seguente dicitura: “AVVERTENZA IMPORTANTE: qualora a seguito dell'uso del prodotto insorgano dei disturbi, a carico ad esempio della funzione epatica o del sistema nervoso centrale, interrompere l'assunzione sentire il parere del medico”.

    Il meccanismo a seguito del quale la G.cambogia assunta come integratore potrebbe provocare danni a livello epatico non è noto: una delle ipotesi, riportata anche dal Ministero della Salute, è che possa essere legato a ipersensibilità individuale o fattori genetici predisponenti.


    In ogni caso, considerato il crescente numero di segnalazioni relative all’assunzione di integratori a base di G.cambogia, risultano quanto mai necessari ulteriori approfondimenti sulla sicurezza d’uso, sia a breve che a lungo termine, nonché su eventuali interazioni con terapie farmacologiche concomitanti (nei casi più comuni, farmaci per il controllo del peso o dei parametri lipidici alterati).


    In assenza di dati disponibili in letteratura a riguardo, inoltre, resta sconsigliato l’utilizzo di integratori a base di G.cambogia in gravidanza e durante l’allattamento.

    EFFETTI COLLATERALI E POSSIBILI INTERAZIONI FARMACOLOGICHE  

    L’integrazione alimentare con preparati a base di G.cambogia può avere un discreto effetto come coadiuvante nella perdita del peso in eccesso, ma il frutto è ben lontano dal possedere l’attività miracolosa che gli si attribuisce nei claims pubblicitari.

    Sono necessarie ulteriori ricerche e approfondimenti in merito non solo all’efficacia a lungo termine, ma anche alla sicurezza d’uso, in modo da poter definire con maggior chiarezza il rapporto rischio/beneficio.


    Vale inoltre la pena ricordare che naturale non significa innocuo: qualunque sostanza, anche di derivazione botanica, se utilizzata in modo non corretto può provocare danni e interagire in modo imprevedibile con eventuali terapie concomitanti. Il consiglio, pertanto, resta quello di rivolgersi sempre a professionisti della salute che sappiano valutare con competenza e serietà la situazione, per poter attuare l’approccio più adatto alle esigenze del singolo individuo.

    CONCLUSIONI

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